Alessandro Rosace è un musicista cresciuto con “un’educazione” jazz che però non si è fermato alle acquisizioni degli stilemi di genere ma anzi li ha imbastarditi addizionando elettronica e loop station, ne vengono fuori canzoni in cui vengono mischiati “ambient psichedelico, groove africani, con richiami che strizzano l’occhio ad una musica introspettiva riflessiva e accattivante.”
A breve arriverà il suo primo disco dal titolo Ego ma nel frattempo abbiamo in anteprima il video del primo estratto “Wait”, brano in cui la voce elegante di Alessandro fa da guida agli arrangiamenti eterei divenendo in certi punti essa stessa strumento. Per l’occasione lo abbiamo contattato per saperne di più.
Cosa ti ha spinto a scegliere proprio Wait come primo singolo?
Ho deciso di scegliere Wait perché rispecchia in pieno lo spirito dell’intero Ep. È un buon biglietto da visita, che mette in risalto in primis la mia voce, il mio modo di comporre musica e come intendo in questo periodo della mia vita la musica.
Nell’epoca in cui tutto è raggiungibile in pochi istanti, se hai una buona connessione, tu decidi di andare controcorrente con un brano sull’attesa. Come mai?
Guardandomi attorno il mondo ha preso una brutta piega. Abbiamo perso l’abitudine di aspettare, di attendere, qualunque cosa. Il fatto stesso di essere sempre connessi l’uno con l’altro ha portato rapidità nella vita quotidiana, ma solitudine in ognuno di noi. L’attesa è importante, perché ti fa gustare il momento che stai vivendo ma sopratutto quello che arriverà. Mentre attendi riesci a focalizzare quello che hai attorno, riesci a conoscere meglio te stesso e coloro che ti sono attorno.
Anche il video con quei toni seppia sembra parlare di un tempo che forse non c’è più. Chi ha avuto l’idea di girarlo così? Dacci qualche dettaglio in più su cosa volevi raccontare visivamente.
Il video di Wait ha come personaggio principale la pioggia. La pioggia, per me, simboleggia la calma che trasforma il paesaggio. Quando piove, tutto ha un sapore e un atmosfera diversa, tutto diventa più intimo e introspettivo. Per questo motivo ho deciso di utilizzare dei toni seppia, dei toni caldi, come una tazza di tè che sorseggi mentre attendi e respiri. Il momento più importante del video è quando la pioggia ti impedisce di camminare come vorresti, ti fà rallentare, ed è in questo momento che non puoi far altro che procedere lentamente e dare un peso diverso sia a quello che hai attorno sia a te stesso.
Hai un modo di cantare particolare che a tratti mi ha ricordato Martin Gore dei Depeche Mode. Tu invece a chi ti ispiri e chi ti avrebbe fatto piacere avere come ospite nel disco?
Ti ringrazio per l’accostamento. Ho fatto un percorso di studi e di esperienze prettamente jazzistico, amo molto musicisti come Miles Davis, Chet Baker, Ella Fitzgerald, John Coltrane e Bill Evans. Se devo sognare mi sarebbe piaciuto avere Bobby Mcferrin come ospite nel disco, uno dei miei fari.
Elenca i 5 brani che ti hanno cambiato la vita e dai una motivazione per ognuno di questi. (La playlist con i brani è nel secondo player in basso)
1. Chet Baker – My funny valentine: che con il suo modo di cantare a fil di voce mi ha influenzato e rapito.
2. Bill Frisell – Strange Meeting: per la sua elegantissima e moderna linea melodica.
3. Cinzia Spata – Carlos: per la modernità e la difficoltà d’esecuzione.
4. Miles Davis – So what: si avvicina molto alla mia idea di voce uguale strumento.
5. Bobby Mcferrin – Circle song (intero album): tutto l’album influenza, da quando l’ho conosciuto, il mio mondo musicale. Esprime quello che può fare una voce.
Hai già delle date dal vivo?
Il tour 2018 è in programmazione in tutta Italia, dove presenterò l’intero album e il progetto innovativo e unico.