Un progetto nato quasi per gioco ha dato vita a uno straordinario supergruppo dall’ambiguo nome Stella Maris; dietro vi si nascondono Umberto Maria Giardini, Ugo Cappadonia, Gianluca Bartolo, Emanuele Alosi e Paolo Narduzzo.
Quello che viene subito in mente ascoltando il disco fin dalle prime note sono gli Smiths, il binomio Morrissey – Marr e non è un caso, dato che gli Stella Maris nascono proprio dalla comune passione per la band inglese e sono proprio quelle le sonorità che vanno a riprendere; il pop anni ’80 che tanto è tornato di moda nella scena indie italiana qui arriva ad una nuova sublimazione, ad un nuovo livello, con le chitarre di Cappadonia che dettano il ritmo e i versi del sempre geniale Umberto Maria Giardini che fanno il resto, disegnando, rigorosamente in italiano, fitte trame d’amore.
È proprio l’amore infatti il filo conduttore di questo primo lavoro a nome Stella Maris, un amore declinato in ogni sua forma e utilizzato per raccontare la società di oggi, fin dal primo singolo “Eleonora no”, passando per “Piango pietre”, ultimo singolo uscito: i brani sono trascinanti, rimangono in testa, è quasi impossibile non canticchiarli e non ritrovarsi immersi nella Londra anni ’80 (anche se in questo caso somiglia tanto a Bologna).
Un progetto nato per scherzo rivoluzionerà l’indie-pop italiano? A mio parere ci sta già riuscendo, avendo innestato una dose di qualità superiore alla media, un uso del lessico mai banale e le chitarre, tanto vituperate nel 2017 a favore dei più modaioli synth, ma che, se sapute imbracciare, sono ancora armi straordinarie.
Lunga vita agli Stella Maris, sperando che questo primo disco non resti un unicum ma sia solo il primo di una lunga serie.
(Alessio Gallorini)
————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————–