Lev – Ep2 (2017 – Tostapane Zorro Records)
I Lev pubblicano un mini disco di debutto ma lo chiamano EP2: o qualcosa è andato storto durante le fasi di registrazioni – forse hanno perso l’EP1 e hanno dovuto fare tutto daccapo – oppure sono una di quelle band che ama confondere e smuovere le acque della quotidianità per affermare che nonostante tutto la vita è un gioco dove spesso si perde e qualche volta si vince. E loro con i cinque inediti di questo esordio vincono a mani basse grazie alla concezione di canzoni con poche coordinate a cui appigliarsi, potrebbero rientrare in quella indietronica contaminata da chitarre elettroacustiche a cantato melanconico (chi ha detto Notwist?), oppure in quel pop elegante rigorosamente cantato in inglese con accenni Foalsiani tra le pieghe degli arrangiamenti molto curati. Insomma da qualsiasi lato lo giri “Ep2” è un lavoro che non ha tempi morti o riempitivi stanchi, i cinque musicisti hanno le potenzialità per dare del filo da torcere nell’airplay italico con una proposta molto originale. Unica raccomandazione, non bruciatevi pensando di partecipare a quei fuochi di paglia chiamati talent-show, lavorate a testa bassa ma camminate a testa alta per la bellezza sprigionata in questo album. Noi aspettiamo l’EP1 o meglio ancora un LP2.
(Antonio Capone)
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Non Giovanni – Stare Bene (2017 – Irma Records)
A tre anni di distanza dall’esordio torna con un nuovo disco Giovanni Santese, cantautore classe 1983 che si nasconde dietro al moniker Non Giovanni. Lo fa con un disco che si incastra perfettamente, a livello di sonorità, nell’attuale panorama indie italiano attuale, ovvero un disco pop, che racconta delle ansie e dei problemi tipici dei trentenni (o poco più). Synth e cantautorato si mescolano in un mix che richiama tanto i Thegiornalisti (“Stare bene con te”) ma anche Edipo (“Dan Brown”), con gli anni ’80 che ormai sono diventati presenza costante sullo sfondo delle nuove uscite musicali italiani. La cosa positiva è che Santese sa scrivere e ne è una conferma anche la sua candidatura (con il primo album) alla targa Tenco per miglior esordio nel 2015: pezzi come la dolcissima “Negli occhi che hai” o la particolarissima “Erasmus” (un piccolo gioiellino) non sono di così immediata realizzazione per tutti. Insomma, Non Giovanni si va ad inserire nel filone dell’indie – pop tanto di moda in questo momento e si ricava la sua piccola nicchia, dimostrando le proprie doti: sarà certamente in grado di farsi spazio a “spallate musicali” di fronte alla concorrenza.
(Alessio Gallorini)
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Project-TO – Black Revised (2017 -A21 Productions)
Poco più di un anno fa, eravamo sempre su queste pagine a scoprire i Project-To con il loro “The White Side, The Black Side”. Oggi tornano con Black Revised, una sorta di estremizzazione del Black Side del disco precedente. Non si tratta di un vero e proprio remake, quello del gruppo costituito dal polistrumentista Riccardo Mazza e dalla fotografa/videomaker Laura Pol, quanto più di una progressione di quelle tracce, che già rappresentavano il lato più aggressivo delle tracce, ora sono ulteriormente estremizzate. L’evoluzione è certo propedeutica all’uscita di un nuovo album, l’anno prossimo ed il lato oscuro che ne emerge è votato quasi alla techno, con la mano pesante di Aphex Twin che sostituisce i Chemical Brothers nel disegno delle linee guida che i due seguono. Il live visual promette di essere altrettanto darker, per un album che destabilizza da quanta potenza sonora riesce ad esprimere. Un ulteriore passo avanti nella carriera dei due.
(Mario Mucedola)
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Oregon Trees – Hoka Hey (2017 – Autoprodotto)
Ti serve una colonna per il tuo coast-to-coast con gli amici (rigorosamente direzione Coachella) del prossimo anno? Ecco, Hoka Hey degli Oregon Trees è il disco che fa per te.
I tre ragazzi di Brescia, infatti, te la fanno bella e buona con un disco pienamente indie folk di stampo americano, tanto da farti dimenticare la loro provenienza. La sonorità dominante è quella acustica, che regala una spiazzante delicatezza accompagnata ad uno spirito più vitale delle percussioni moderate ma presenti.
Questo ep ti ricorda molte cose e niente in particolare, perché ti fa passare le cose davanti ma non ti ci fa poggiare davvero, ti avvolge da lontano. Ma bisogna invece riuscire a guardare oltre la superficie e quello che si vede è anche un po’ di oscurità e di malinconia, dopo la limpidezza vivace dei primi tre brani.
Nel complesso l’ep si rivela davvero spigoloso e leggiadro come una gru fatta ad origami, incapace quindi di spiccare il volo. Ed è questa immobilità il suo punto di forza anziché difetto, perché è proprio il senso di cristallizzazione che regala la magia.
(Serena Lucaccioni)
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