A volte succede che quando si reputa una band interessante e non se ne sente parlare da un po’, appena esce un nuovo album si è contenti solo all’idea di avere finalmente una loro nuova produzione tra le mani. È con questo approccio che mi sono catapultata sull’ascolto di Two Windows, nuova fatica dei Lali Puna (dopo ben 7 anni di silenzio!). Cercherò di raccontare questo album attraverso una serie di punti:
– Una Novità: il sodalizio (sia sentimentale che musicale) tra la vocalist di origini coreane Valerie Trebeljahr e il chitarrista Markus Acher (frontman dei Notwist) è finito, e quindi il gruppo tedesco si è ridotto, da quartetto a trio. Non è tanto l’informazione da rivista da spiaggia la novità significativa, quanto la dipartita del Markus musicista, anima di quel timbro minimal che ha contraddistinto i lavori dei Lali Puna fino al 2010.
– Una Certezza: la voce di Valerie continua ad ammaliare, è pulita e fresca, allo stesso tempo decisa e distesa.
– Molti Dubbi: innanzitutto la durata dei brani, spesso di poco inferiori ai 4 minuti. Di per sé non sarebbe un difetto, ovviamente, se non fosse che – duole dirlo – la maggior parte si perde in un magma compositivo non sempre di alto livello e quindi, a lungo andare, il risultato è piatto, a tratti quasi noioso.
E questa considerazione porta al secondo dubbio, per così dire: in un’intervista la Trebeljahr ha dichiarato di avere cercato volutamente un suono fatto soprattutto di bassi, ispirato alla dance dei 4/4, pur mantenendo lo stile indie che li ha sempre contraddistinti. Però complessivamente questo andamento stanca, perché i pezzi, per quanto curati, non riescono a trasmettere brividi particolari (né a procurare un qualsivoglia accenno al movimento di piede o gamba). Cioè, si sta fermi ad ascoltare, come nell’attesa che prima o poi arrivi un cuore, un centro, qualcosa di pulsante. Ma purtroppo, nonostante le numerose collaborazioni di amici musicisti, tra cui quella del produttore elettronico James Tamborello, niente di tutto ciò si materializza.
– Qualche nota positiva: la già decantata “Deep Dream! (primo singolo e video ufficiali dell’album, anticipati da Shiver qualche settimana fa) che, insieme a “Birds Flying High”, sono i momenti più piacevoli di “Two Windows”, con un rimando piuttosto evidente al sound di Caribou e dintorni.
Ed infine The Bucket, una cover dei Kings of Leon (unica loro canzone che Valerie ha confessato di conoscere)…
Quest’ultima affermazione è degna di nota: una band attiva dagli anni Novanta che torna sulla scena dopo sette anni con un nuovo album del quale una delle cose più interessanti è una cover; come a dire che le capacità e la validità artistica dei Lali Puna non si discutono ma dal punto di vista compositivo la svolta non c’è stata, questo Two Windows resta un tentativo di costruire un’identità più dance senza perdere la coerenza elettronica dei primi anni. Coraggioso ed apprezzabile ma pur sempre un tentativo.
(Patrizia Lazzari)