Iconici. Non esiste miglior aggettivo per definire gli Afghan Whigs, la band di Greg Dulli sbarcata allo Zona Roveri di Bologna per la sua unica data italiana sabato 3 giugno.
Resistono dal 1986 e sono ancora lì, all’apice del rock americano: Greg Dulli ti atterra letteralmente con il suo carisma e con quella voce che non sai neppure da dove viene, con tutte quelle sfumature di grigi, quegli anfratti che nascondono note strepitose, che si inerpicano su un sound che definire granitico è dir poco: in una formazione arricchita da Rodrigo D’Erasmo (Afterhours) gli Afghan dimostrano come si costruisce e si esegue un concerto rock, un concerto in cui la poesia si mescola senza soluzione di continuità con le schitarrate e una batteria così ficcante da apparire imprescindibile.
Brani come “Algiers” o l’eterna “Gentlemen” diventano delle suite rock devastanti, da cui è impossibile non lasciarsi trascinare, anzi letteralmente travolgere, riconoscendoli come parte di una storia che ha segnato gli ultimi 30 anni della musica nel mondo.
I pezzi del nuovo In spades, appena uscito, non sono da meno e “Demon in profile” si candida già a diventare un classico del repertorio degli Afghan. A dare ancora un tocco di magia in più ad una serata già perfetta il set di apertura di Ed Harcourt, musicista dallo spettacolare talento che fa poi parte anche della formazione live degli Afghan Whigs e la comparsata di Manuel Agnelli a rendere omaggio a quello che è certamente il suo più grande maestro a livello musicale, ovvero Greg Dulli: Manuel suona il piano su “Somethin’ hot” e “Faded” per un’esecuzione da brividi.
Greg Dulli è ancora il re del rock ed era giusto rendergli omaggio e sicuramente il live degli Afghan Whigs si candida tra i concerti rock da ricordare nel 2017.
(Alessio Gallorini)
Foto: Davide Sintini
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