Quando è arrivato il disco dei Mòn sapevo già che stavo per ascoltare uno dei dischi più interessati di quest’anno anche perché il clamore che questi ragazzi romani hanno suscitato non è da poco ed ormai quando esce un buon disco lo si vede a miglia di distanza da tante, troppe cose. L’album in questione s’intitola Zama e descriverlo nei dettagli è qualcosa di tremendamente difficile ma ci proveremo.
L’open track dell’album “Lungs” fa già capire chi sono i Mòn, atmosfere etere e melodie pure che contrastano il finale alla Foals, d’impatto, in levare, elettronico al punto giusto, ma il bello deve ancora venire (come direbbe qualcuno che non cito nemmeno). “Alma”, mantiene i toni pacati per poi crescere in una serie di arrangiamenti deliziosi che per rendere l’idea potrebbero essere paragonati ad un piatto gourmet in cui ogni cosa è al suo posto, davvero, con garbo e gentilezza, senza strafare, punto. “The Flock”, terza traccia dell’album fa vedere in pieno la bellezza dei Mòn che, per chi ancora non l’avesse capito, sono un miscuglio omogeneo di tante cose che probabilmente oggi potremmo racchiudere in quella stranissima parola chiamata indie ma che invece per questi ragazzi romani, probabilmente, è un po’ troppo riduttivo. L’album si mantiene sempre su ritmi altissimi e non stufa quasi mai, tanto che appena finisce la sensazione è proprio quella di dire: “Ma come, proprio adesso?”.
I Mòn sono una band con delle ottime strade da percorrere e sicuramente il panorama italiano saprà accoglierli nelle sue braccia strambe e piene di lividi. Per la band romana il miglioramento dovrà essere un vero e proprio “must” non perché non siano già bravi ma perché proprio dai “bravi” ci si attende che diventino bravissimi ed eccellenti perché gli assi nella manica di certo non mancano e sono sicuro che tra un anno a questa parte si potrà dire che in Italia esistono band che potrebbero far paura pure a mostri sacri e maestri vari, perché si sa, i maestri sono fatti per esser mangiati ed i mostri per esser sconfitti. Album consigliatissimo.
(Lorenzo D’Antoni)