Lavorare per sottrazione. Quante volte abbiamo sentito questa frase e quante volte ci siamo chiesti perché le cose più semplici sono anche quelle più belle. LorisDalì, col suo Gekrisi, ci offre uno spaccato di cantattorato in cui la maggior parte degli episodi si basano proprio sulla sottrazione, venendo proposti in versione voce e chitarra.
Vero è che la formula scarna premia la vocalità di LorisDalì, che un po’ canta ed un po’ recita ma è vero anche che presentare questo come un disco voce e chitarra sarebbe ingiusto oltreché errato. Eppure sono senza dubbio questi i brani che spiazzano di più, dall’iniziale e divertente “Aldilà alla toccante Migrante”, il filo conduttore è sempre la natura, i suoni naturali. Non esiste un synth o qualcosa di elettronico, solo strumenti fisici e naturali, come il fischio o il battito delle mani.
Storie da taverna, quelle che racconta LorisDalì, che non si trova lavoro, che a 40 anni le cose iniziano ad essere viste in maniera un po’ diversa dal solito, che si parte e non si torna più, in uno stile folkabbestia pazzo e alcune volte sgraziato, che va da Capossela ai Nobraino tocchiamo il cantautorato puro ma pure la canzone popolare o lo stile mariachi, suoni dal Sud insomma, insoliti per un cantautore del Nord ma è pur vero che è proprio al Sud che il nostro ha suonato e vissuto recentemente, finendo così per farsi contaminare nel sound e nel calore. Lo stesso calore, nella sua declinazione familiare, che ritroviamo in “Altri tempi”, una deliziosa ballata dell’umarell in cui la voce narrante è quella del padre di Dalì.
Un disco strano, laddove per strano si intende “personale”, riconoscibile ed originale. Un bel lavoro quello di LorisDalì che meriterebbe l’attenzione del grande pubblico e chissà che non ci arrivi. Noi ce la mettiamo tutta a spingerlo, chissà che non arrivi lontano!
(Mario Mucedola)