Non riesce a fermarsi l’instancabile fucina produttiva che arde dentro la mente brillante, a volte, di Peter Broderick, cantautore e musicista di Portland. Nel giro di dieci anni, insieme all’esperienza passeggera degli Efterklang, il trentenne americano ha dato vita a più di una decina di componimenti tra ep ed lp sempre alla ricerca della giusta quadratura sonora galleggiando tra elettronica e classica con un pizzico di modernità.
Questa volta esce per Erased Tapes un album composto da 7 tracce che fa del pianoforte l’unico vero caposaldo mettendo da parte quell’elettronica lieve e organica che aveva caratterizzato le ultime composizioni dell’artista. Qualche leggero arco in sottofondo e piccoli sprazzi di ambient fanno da contorno ad una composizione classica che soltanto nell’ultima traccia incontra i giochi vocali del cantautore. Con un attento ascolto di tutti i brani si capisce come per la prima volta l’esperimento di Peter sia quello di incollare sopra una base di piano recordings la sua voce per creare un accompagnamento che non esiste in quanto entrambe le correnti sonore si intrecciano fino in profondità. Il risultato è un discreto mix di antico e moderno che affascina in un primo momento ma annoia e stanca alla lunga; passano in secondo piano l’attenzione stilistica e la ricerca della perfetta sintonia perchè la composizione risulta piatta e l’orecchio si distrae facilmente.
La domanda legittima da porsi a questo punto è quale strada voglia percorrere l’artista, se l’enorme quantità di dischi sia il frutto di una confusione mentale profonda o se invece il senso dell’indecisione abbia fatto perdere negli anni un pò di carisma e fantasia. Non ci è dato di sapere il pensiero dell’artista ma sicuramente un po’ più di energia e freschezza potrebbero fare comodo in un momento artistico e umanistico ormai accerchiato dalla noia.
(Marco Vivarelli)
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