Se il pop elettronico può avere una dimensione specifica come le nuvole, il raggio dello sconfinato o la perfezione del ghiaccio, qui siamo al centro della meraviglia, c’è un onirico senso del pudore in questo straordinario Spaceland di Sin Fang (Sindri Mar Sigfùsson), quarto disco in solitaria (mica tanto) – tra i tanti ospiti Jonsi dei Sigur Ros – che il “poeta indie folk” islandese fa evaporare come condensa spirituale, una speciale alchimia “r&b” che entra nei pori della pelle per non uscirne più.
Album di rinascita dopo attacchi di panico dell’artista e quindi una panacea di albe elettroniche e filtri di notti imbiancate a istigare l’anima della musica a rimettersi in moto, a completare il proprio esercizio vitale di grandezza senza limiti. Dilatazioni, ambientazioni dreaming, voli impalpabili, scatti elettrici e soundscape inimmaginabili per un lavoro discografico che ti prende il plesso solare e te lo squarta delicatamente, ti fa respirare oltre il possibile.
Le evoluzioni senza gravità di “Candyland (feat. Jonsi)”, il cristallo di “Not ready for your love”, un basso furtivo che vibra in “I want you to know”, e quel senso vago di ancestrale che piega Snowblind tra i diamanti principali, il rimanente altrettanto!
(Max Sannella)
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