Era il lontano 2010, in piena stagione alt-dance degli anni “zero” si rumoreggiava a gran voce di un disco divertente e vivace dai tratti pop e dalle intriganti atmosfere kraut che rinnovava e rilanciava lo stile della electro music dilettante e frizzante. Dopo il nulla per quasi sei anni all’improvviso si risvegliano le attese e con una nuova etichetta i canadesi pubblicano il loro quarto album.
Molto più spazio libero all’interno della solita dance routine con una evoluzione new-wave e una involuzione kraut che rendono la composizione un po più complicata e meno danzereccia, i ritmi serrati di un math rock quasi elettronico che avevano caratterizzato il disco precedente e un po’ tutta la storia di questa band si dissolvono lentamente sotto vocalizzazioni delicate e a volte spumeggianti. Tante novità musicali introdotte in questo Lp che spiazzano al primo ascolto ma che a parere mio ci volevano per cercare una strada, una soluzione alternativa a quel suono che sei anni dopo sarebbe troppo antico e concluso. L’unica incertezza che si percepisce per tutto il disco è il senso di instabilità, una strana sensazione che viene fuori ascoltando tutte in una volta le dieci tracce (alcune degne di nota) e che fa pensare ad una sequenza male organizzata; forse risultato di una indecisione stilistica. Si direbbe che non è né carne né pesce ma questo nuovo capitolo è comunque qualcosa di nuovo, di strano, di diverso e magari l’inizio di un nuovo percorso musicale. Non fateci aspettare altri sei anni.
(Marco Vivarelli)
——————————————————————————————————————————————————————–