Il 9 aprile scorso è uscito il nuovo disco dei Muleta. La band di Rossano Veneto (VI) è al terzo disco, senza contare l’EP “Sotterranei” del 2014, e continua a portare avanti il proprio messaggio attraverso un linguaggio chiaro e deciso. Il nuovo disco si chiama Il Caos, altro titolo emblematico ed essenziale sulla scia dei precedenti “La Nausea” (2011) e La Peste (2013).
La formula sonora del trio rimane quel alt-rock in italiano tanto semplice quanto genuino e spontaneo, sfacciatamente elettrico come anche malinconicamente melodico figlio di Afterhours e altre band italiane anni ’90, decennio nel quale i musicisti sembrano essere oggettivamente cresciuti. Registrato da Giorgio Canali, mentore del rock disilluso italiano, “Il Caos” è diretto e potente, caotico, rumoroso e maggiormente spinto de “La Nausea”.
“La fine dei Sonic Youth” è un pezzo programmatico in questo senso: la linea vocale facile da ricordare fa da contraltare a potenti bordate di distorsione, con anche un bel intermezzo noise-rock come si deve! Non mancano ballate o, comunque, pezzi più riflessivi come “Lotteria Due” (forse la prosecuzione del pezzo omonimo presente nel disco del 2012?) e “La Lenta”, fin troppo dolci in un certo senso, avvicinandosi a certo rock un po’ troppo mainstream, non fosse per i testi cattivi e malinconici. Il culmine tra disillusione, efficace melodia rock e intensità emotiva si raggiunge nella bellissima “L’uomo è solo un’idea”. Le distorsioni grunge riprendono vigore con le veloci e irriducibilmente punk “Velluto” e “Germi”. Quest’ultima con versi che ricordano i CCCP di “Morire”. Il disco si chiude con un altro pezzone rock, “C.e.c.e”: bella, carica ed essenziale. A dire il vero, come da tradizione 90s c’è spazio anche per una ghost track, concetto ormai sconosciuto ai più, ma che nei CD dei bei tempi andati era quasi una consuetudine. Nel caso di specie è un semplice e delicato arpeggio su un pianoforte, strumento peraltro già ascoltato in alcune canzoni del disco.
I Muleta, dunque, hanno realizzato un altro disco di intenso alt-rock in italiano, senza fronzoli e senza inganni. Sta all’ascoltatore tuffarsi in un mondo di parole scritte bene e cantante con la giusta grinta o cercare altrove se la formula avesse stancato qualcuno.
(Aaron Giazzon)