Di abbandoni e naufragi, di traumi, rinunce e onde esiziali. C’è un mare profondo e spettrale che fa calare il sipario sulla gioia del primo tuffo, sul brivido del primo sole tanto atteso. Lampedusa oggi suona come una sinfonia blu di porte che sbattono nei centri d’accoglienza, mentre gli isolani restano sulla spiaggia a contare i cadaveri riportati dal mare. Tutto questo è Orfani per desiderio vo.2, eccellente secondo capitolo di un progetto musicale ben più esteso a cura del musicista siciliano Angelo Sicurella.
Pubblicato lo scorso 29 Aprile per la Urtovox Records e distribuito da The Orchard, il nuovo capitolo musicale di Angelo Sicurella si dipana fra realtà dolorose, che ci scaraventano davanti gli occhi una società al tracollo, e una tenerezza strumentale che sa di drum machine innocenti, di beat zuccherosi. Secondo capitolo di una futura trilogia, “Orfani per desiderio vol. 2” è il poema catartico dell’uomo Sicurella che si ritrova faccia a faccia con la vita crudele, in uno spazio dalla bellezza irreale come l’isola di Lampedusa, oggi diventato una x rossa simbolo di morte. È l’ottobre 2013 quando Sicurella, che lavora come infermiere in un cento d’accoglienza, tocca con mano una strage: trecentocinquanta morti in mare, in cerca di una vita nuova, uomini, donne e bambini che volevano essere orfani per desiderio. Già voce degli Omosumo, assieme a Dimartino, Angelo Sicurella racconta, con gli occhi disperati e il cuore pesante, di una nostra personale Resistenza alle ingiustizie di una politica sempre troppo superficiale.
«Da un po’ di tempo stavo riflettendo sul concetto di rendersi orfani del passato: creare un punto zero, un inizio nel qui e ora. Che è una cosa molto difficile da realizzare: riuscire a tagliare il cordone ombelicale con quello che ci ha rappresentato fino ad adesso», ha confessato Sicurella spiegando così il titolo di questa trilogia in versi.
Solo tre brani, compiuti e perfettamente a fuoco, formano questo nuovo capitolo: ad aprie le danze ci pensa ”Carlotta”, una pirouette bisbigliata di elettronica elegantissima e drum machine notturne mentre ”L’amore non ci troverà” sembra pescare dal mondo dub con un’attitudine à la Battiato. I synth abbondano, i beat si fanno esistenza autentica di un nuovo modo d’intendere il cantautorato italiano: se si ha davvero un messaggio da trasmettere, lo si può fare anche unendo poesia e machines, le corde di un’acustica non sono più condizione essenziale. Lo dimostra la chiusa finale, affidata alla potentissima ballad house ”La cosa più cara”, col suo letto di broken beat incentrato sull’importanza del ”noi”.
L’elettronica di Angelo Sicurella si lascia contaminare da elementi fisici ed esoterici di una terra misteriosa e violentata, da una carambola sonora di folk popolare e momenti dubstep plasmando un suono materico e libero, ricco di sperimentalismo elettronico e gusto smaccatamente synth-pop.
”Non andare via adesso, lasciati portare”, sussurra sinouoso in “Carlotta”. Sì, lasciati portare dalla musica di Angelo Sicurella.
(Beatrice Pagni)
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