Evoluzioni, tornaconti, riflessioni e punti fermi nel nuovo lavoro Tienimi il posto della cantautrice pugliese Erica Mou, quell’imperfezione perfetta che tra parole e confidenzialità intima produce sempre piccole ametiste di grande personalità, tredici brani che intrisi di pop, cantautorato ibrido, jazzly, elettronica (“Le macchie”), acustiche e poesia interiore danno sempre e comunque un pacato vibratile di classe sopraffina (“Sottovoce”, “Indispensabile”, “Niente di niente”).
L’artista come sempre mette una cura invidiabile nei suoi registri, una femminilità apparentemente fragile che invece da forza all’anima di chi ascolta “Che pioggia”, eleganza, flussi di grazia umana e artistica (“Quando eravamo piccoli”, “Se mi lasciassi sola”) che intervengono in quei momenti che si ha bisogno di pensare al dentro di noi, a guardarci una volta tanto come siamo fatti nell’interiore e tirare poi i fili anche di una sommaria linea di consapevolezza.
Non solo parole, ma anche silenzi, vuoti intelligenti e piccoli gioielli di vita raccontata senza la minima fretta, queste le ricchezze di questa cantautrice delicata e forte che vola alto sulle distrazioni comuni, sopra le ovvietà del dire tanto per dire, e lo fa magistralmente, vola alto fino a toccare le nostre corde emozionali dandoci una bella scossa di “tutto” (“Depositami sul fondo, Tienimi il posto”). Ancora un “centro” per la Mou!
(Max Sannella)