Gli inglesi Eagulls, con Ullages vogliono mettere i puntini sulle “i” circa la loro voglia spasmodica di non uscire d’un millimetro dalle paludi nebbiose e grigiastre della wave decadente targata smaccatamente 80s, e lo fanno con passione, ma anche la passione prima o poi ti frega alla grande e non ti lascia più margine per uscirne vivi.
Anche con tutta la volontà consentita alla critica democratica, sembra di ascoltare un disco dei Cure, il manierismo retrò dei Pulp e addirittura il romanticismo imbrillantinato dei The Smiths, tracce, voci, e timbri sfacciatamente tali e uguali agli originali che potrebbero rasentare plagio estetico sopra ogni commento. George Mitchell e soci non se ne curano, anzi ne approfondiscono ogni spigolo, ogni dettaglio minimale pur di entrare “nelle vesti” di personaggi che già hanno dato moltissimo alla scena waveing, se ne fregano e calcano in maniera ostinata anche i toni lirici “esasperati e passionali” che l’Era col broncio per antonomasia ha distribuito nel globo musicale a iosa.
Tagliando corto sulla tracklist, quello che si raccomanda all’ascoltatore è di andarsi a ricercare gli album “veri” delle band sopracitate e dimenticare chi ne vuole abbracciare “coverizzando ad oltranza” le proprie hit, le proprie maestà”. Della serie, Avanti il prossimo!
(Max Sannella)
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