Mantrico, emaciato, esistenziale, ossesso, concettuale, sperimentale, divinamente disumano; non si sa quale altro aggettivo può mettersi in fila per tratteggiare White Out, il progetto artistico di Luca Barachetti (ex Bancale) ed Enrico Ruggeri (ex Hogwash) un concept “sul male di testa” come alienazione, dissociazione, una dilatazione elettronica e vocale che non lascia vie di fuga se non addentrandosi – a corpo morto – tra le sue spire di futuro e primitivismo.
Esperimento che sarebbe piaciuto moltissimo alle visioni estetiche di un Carmelo Bene, disco di dodici episodi atemporali, grumi e deliri che hanno la caratterizzazione percussiva dell’informalità, quella sana depravazione mentale nella quale si danno appuntamento le espressioni contestuali di questi due artisti, crogiolo di una ricerca anarchica dentro un’aura di vampe e rumorismi vari. Dentro c’è il verbo di Claudio Agosti – psicoterapeuta bioenergetico in “Uomo occipitale”, le parole di Paul Celan e la batteria di Gionata Giardina in “Fiume verticale”, e il violino di Michele Gazich, dentro c’è un marasma di suoni, parole e linee essenziali di neuroni in viaggio verso l’alto che s’impadroniscono della realtà per trascinarla nell’altra realtà, quella al finis terre dell’uomo come antipodo dell’essere umano.
Benvenuti nella “decima dimensione dell’Io”, Barachetti/Ruggeri gli anfitrioni speciali!
(Max Sannella)
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