So Does Your Mother – Neighbours (2016 – Autoprodotto)
Trovano un modo efficace di esprimersi i romani So Does Your Mother nell’official Neighbours, un capace prog contaminato che sfoga la propria “inquietudine” su filettature dancey rock et similia, otto tracce che amano il chiaroscuro e che girano intorno ad ascolti quieti, anni luce da scalmane sudaticce. Ma anche un disco che resta incagliato a cose metabolizzate a iosa, si respirano ottime sostanze sonore, buone congetture vocali ma nulla in più che faccia saltare di stupore acclamato.
Otto componenti per una band foriera di melodie e sghiribizzi, classicismi prima ancora che must, il pop trasversale di “M.D”, lo sghiribizzo rock/Zappiano “Swallow”, il running sincopato “Under the roof” o il funk pungente di “Red leaf” comunque possono fermare il tempo di più d’un ascolto, è un debutto, ma poi l’esame vero arriva dopo.
(Max Sannella)
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Paradise Animals – Day Bed (2016 – Autoprodotto)
Canadesi in vena elettronica questi Paradise Animals sanno spaziare tra ritmiche soft come in “Monday Morning” e paesaggi più acidi come “What”. L’alternanza di voce maschile e femminile arricchisce le basi più sintetiche di “In the Desert of the Heart” (I e II). “Day Bed” si muove molto bene sui binari di una electro che si rende pop senza perdere quelle qualità di ricerca sonora che possono incuriosire i cultori del genere. Un buon esempio è la strumentale “Basements” oppure la successiva “Tripping on the Rails”.
(Amanda Sirtori)
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A Safe Shelter – On a quest (2016-Sherpa Records)
Uscito a fine gennaio per Sherpa Records, On a quest è la prima interessantissima fatica discografica del progetto elettronico tutto milanese A Safe Shelter, nome dietro cui si cela Simone Zagari. Un incontro simbiotico di field recordings, ritmiche ambient e raffinata elettronica: “On a quest” è l’ipnosi volante di un momento intimista, di una scelta precisa. Cassa dritta e drone music di qualità in cui affogare ebbri di luce e beats. Maturo, affascinante e solido, un album di debutto che profuma di infinite possibilità.
(Beatrice Pagni)
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Electroadda – Electroadda – (2016 – Autoprodotto)
Leonardo Ronchi e Carlo Frigerio batteria, milanesi e in arte Electroadda partoriscono il loro primo Ep omonimo, cinque passaggi sonori che estendono una aggregazione di stili e umori da apprezzare, una loro caratteristica ma anche il proprio “indagare” nella musica a largo spettro. Ovvio avere una precisa identità giova, ma “sondare” rimane comunque un primo passo per crescere, e il duo va avanti e sembra avere qualcosa da dire. Elettro & rock ben suonato, pedaliere psich-bluesy per “Star girl”, pois indie alla Blind Melon (“Rabbit’s hill”, “Tired”), mentre l’iniziale “A better life” fa eco a istinti stratificati, immaginifici. Buona la prima!
(Max Sannella)
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Tobias Jesso jr – Goon (2015 – True Panther Sounds)
Un album che nasce in un periodo amaro, tornando a casa a Vancouver dopo due anni a Los Angeles in cui Tobias ha cercato di sfondare con la sua chitarra. In Canada il primo nuovo amico si chiama pianoforte, e a lui Jesso affida speranze e illusioni che confluiscono in questo album struggente, malinconico, dai testi con echi beatlesiani a tutto spiano. Per chi si ostina a credere che gli anni Settanta non siano mai finiti.
(Mario Mucedola)
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