Arriva all’official album, quello del grande passo il calabrese Marazzita, Formule, il disco che lo fa entrare coi gradi nel circolo riconosciuto dell’underground cantautorale di razza, fuori dai tempi degli esami che ha già superato a pieni voti a furia di poesia, concetti, storie e perseveranza di spirito, una dolciastra fonte energetica che salta subito all’orecchio tra atmosfere soleggiate e opacità concettuale.
Rimangono all’ascolto quegli istinti devozionali ad un lontano Rino Gaetano (“L’artista da giovane”), più vicino un Niccolò Fabi, Dente, e poi quel semi-acustico che ondeggia, scatta, si acquieta in ballate, canzoni e sensazioni “lounge” che tracciano una linea di benessere uditivo impareggiabile; otto brani che parlano di vita, intimità, cose di tutti i giorni, quei bei resoconti sospesi di un’esistenza migrante tra realtà e metafisica, ping pong di notti, giorni, che Marazzita abita esteticamente e umanamente.
È bello sentire/vedere come ci siano ancora dei cantautori che facciano musica per sfogarsi veramente, per trasmettere il dolce, il disagio, l’amore e le preoccupazioni e tutto quello che fa parte ed esperienza della propria vita senza pestare territori consunti, e dunque brani come “Le scarpe” con un tocco Rodhes squisito, l’ondifraga “Desktop” o lo swing jazzly (onore al piano di Nicola Sergio) notturno e nicotinico “Tutto ci scorre addosso”, non fanno altro che attizzare all’inverosimile l’interesse verso l’arte di Marazzita, auge included. Laureato!
(Max Sannella)