Hidden Hind – Hidden Hind (2016 – Sherpa Records)
Dietro la sigla Hidden Hind si cela un giovane quintetto bresciano, cinque giovani musicisti che pagano pegno ad una nebbiosissima estetica foggy, gli Ottanta del sotto sobrietà e il davanti di una contemporaneità che tocca lontani Radio Dept. pegno che in questo loro omonimo debutto sfoggiano eleganza elettrica avvolgente, insonne, cinque tracce dalla forte capacità combinatoria, ovvero grazia e armonia in una unica soluzione. Affidarsi al flusso – tra letterario e metafisica – di questo debutto è cosa buona, una sovrapposizione di raffinata semplicità opaca che da all’ascolto un senso sensibile di poesia ondifraga e che – grazie alla voce di femminile che ne amministra il fascino – apre sensualità intime non indifferenti. Si affacciano i Beach House in “Give a twirl”, “Picture show”, ma è con il batticuore di “Worship” che il tutto confluisce nelle belle cose di questo nuovo anno.
(Max Sannella)
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Will Samson – Ground luminosity (2015 – Karaoke Kalk)
Il nuovo album dell’inglese Samson -già sua terza fatica discografica- vede la partecipazione di artisti come Benoit Pioulard e Michael Feuerstack. Ground luminosity, questo il titolo, viene così descritto dal suo creatore: “..è semplicemente il riflesso della luna piena sul fiume vicino a casa mia la settimana scorsa”. Il falsetto di Samson si sposa magnificamente ai brani strumentali del disco, ricchi di violini, chitarre lapsteel, turbinii di cembali e magici cori. È un impulso seducente questo “Ground Luminosity”, un ascolto invernale, a tarda notte, a cuore stanco.
(Beatrice Pagni)
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Regarde – Perspectives (2015 – v4v)
Si presentano come emo-punk vicentini (gasp!), con un EP dal nome inflazionatissimo e già sentito mille volte come Perspectives, ciononostante inanellano quattro canzoni che funzionano benissimo, sconfinando subito nel post-core ricordando un po’ i From First to Last, soprattutto nell’ottimo incastro tra le chitarre e gli altri strumenti. La voce è bella e passionale, “Knots” merita di essere diffusa. Un buon EP per la band coronato dall’idea forte di una copertina in 3D, tutto molto bello.
(Mario Mucedola)
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Mold On Your Sauce – Propaganda (2015 – Seahorse Records)
Viene da L’Aquila un giovane trio strumentale che picchia tosto e sfrutta l’imprevedibilità del math e le distorsioni metalliche del post-hardcore per dare personalità e piglio aggressivo alla musica. Il progetto porta il nome di Mold On Your Sauce ed è all’esordio con questo Propaganda che contiene otto scossoni sonori come non se ne sentivano da tempo. Niente voce per questa band, che scatena la propria energia attraverso gli strumenti.
(Aaron Giazzon)
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Mulai – Something for someone (2015 – Autoprodotto)
Disco dall’amplificata esalazione di rincuoranti masse bio-elettroniche in continuo movimento, come le bolle calde di una lava-lamp, una decompressione emozionale suggestiva. Con Something for someone, Mulai si posta dalle parti del down tempo e del dubstep rassicurante, una mescola di suoni che anche tra elettronica e sperimentazione cantata soavemente stabilisce contatti con un benessere uditivo non male. Fanno la loro bella figura loop di voce, vocoder, echi e ritorni, sample e synth, una struttura equilibrista progettata accuratamente, magie tecniche ed emozionali in cui Mulai nuota, s’immerge e traccia cerchi come in un mare alieno e amniotico. Cinque tracce in totale dove le fluttuazioni voracemente Ottantiane di “Glitters” e l’aria Bristoliana generata da “Device off” la fanno da padrone.
(Max Sannella)