Ci sono un siciliano, un lucano, un americano e un iraniano… no non è l’angolo delle barzellette di merda ma sono i quattro componenti di una band milanese che se non la ascoltate almeno una volta vi auguro colite da quì a fine anno.
Fatta questa benevola premessa, il gruppo in questione si chiama come un curioso dolce tipico iraniano (Pashmak) e con alle spalle due anni di lavoro per realizzare questo bellissimo Let The Water Flow che attraversa con disinvoltura i più disparati generi, macchiandosi di pop malinconico, elettronica e melodie “strambe” ma per favore non accostiamoli a etichettature sbiadite e senza senso come “indie”, questi quattro giovani milanesi originari del mondo intero hanno coniato un loro sound rendendolo tipico pur non avendo inventato nulla ma avanzando un paragone azzardato potrei accostarli a certi Talking Heads. Non manca qualche pezzo dalle sonorità più facili e immediate come la elettronica “Particles” che fa tanto Notwist o “Blue Brazilian Soap” che ci dà un calcio in culo spedendoci direttamente negli anni 90′ degli Eels ma è la voce particolare di Damon che sostiene e arricchisce le melodie sempre ricercate e mai banali per tutto l’ascolto del disco. I nove brani ci immergono i piedi in acque sempre diverse, che siano quelle cristalline e jazzate di “Calypso” o calde e spagnoleggianti di “Mata Atlantica” è ogni volta una esperienza nuova.
Considerando che questo lavoro è stato fatto con la “colletta” di Crowdfunding si potrebbe quasi gridare al miracolo per l’ottima realizzazione ma soprattutto è la capacità artistica di questi Pashmak che non deve passare inosservata, sperando che questo sia solo un primo bagno in questo loro mare.
(Andrea Tamburini)