Battiti minimali, decostruzione r’n’b, pop scandinavo: tre ingredienti fondamentali per il debutto di Lorely Rodriguez aka Empress Of, giovane cantautrice americana e honduregna a metà fra Lykke Li e la prima Kate Bush. Uscito lo scorso settembre per l’etichetta inglese XL Recordings, Me è un disco che colpisce per la freddezza e la maturità con le quali la Rodriguez colpise l’ascoltatore, a suon di argentea e malinconica elettronica.
Interamente autoprodotto, e nato grazie a un mese di esilio volontario in Messico, Me si presenta – sin dal titolo – come il progetto personalissimo di Empress Of, un’introspezione infinita prodotto naturale del prolungato isolamento. Memorie, esperienze, amori vissuti e sofferti, solitudini lontane: il disco sta tutto qua dentro, dentro la vita di Lorely Rodriguez, artista, donna, tanto candida quanto brutale. Figlia di immigrati dell’Honduras trapianti negli States e cresciuta a jazz e musica latino-americana, Empress Of potrebbe decisamente essere l’eroina battagliera della nuova scena musicale chill-elettronica. La gioia contemporanea di “Water water” è un vortice di lamenti campionati e texture soffocanti che cadono sognanti fra pop sperimentale e puro r’n’b mentre ”How do you do it” coi suoi synth seghettati e quei cori così anni novanta, sospira diretto e imperativo su un ritmo quasi dance. Fra l’indignazione sociale di ”Standard”, la passione divorante di ”Everything is you” e lo spaccato dubstep intimissimo di ”Kitty Kat”, Empress Of si destreggia abile in mezzo a un vortice di suoni e angosciose melodie che regalano comunque un ascolto sincero e duro. Risulta liberatorio sentirla alzarsi e affermare con orgoglio difetti, drammi e idee: una discussione pubblica sulla persona Lorely, un mettersi a nudo di fronte al pubblico che non tutti avrebbero osato proporre.
È una favolosa antologia di canzoni sintetiche, onestà emotiva e sfacciataggine glitch-pop. Se è vero che ricorda un misto fra Caribou e una Bjork casalinga, è altrettanto vero che Empress Of sa come staccarsi da ogni schema già noto grazie a una incontrollabile energia e immediatezza che la rendono sonicamente sfuggevole, ed emotivamente potente. Un debutto intelligente, un disco brillante. ”Me” sa essere un vero e proprio temporale synth pop: non prendete l’ombrello, mi raccomando.
(Beatrice Pagni)
https://www.youtube.com/watch?v=Ht5d7gVqo1I Standard http://empressof.com/