Erano passati 15 anni dall’ultima volta che li avevamo visti insieme. Ora hanno deciso di tornare, ma di farlo solo per quattro live imperdibili. Ovviamente sto parlando degli Scisma, una band che ha segnato gli anni ’90 in Italia e ha dato forse il via definitivo a un certo tipo di scena indipendente. Chiacchierando con Paolo Benvegnù ci siamo fatti raccontare i perchè di questo ritorno.
“Guarda la scintilla per ritrovarsi è scattata in modo strano – attacca Paolo – sono andato a Brescia a suonare con i Benvegnù e ci siamo ritrovati perché loro son venuti a vedere il live, ci siamo sorrisi ed il resto è venuto fuori in modo spontaneo, naturale; ci siamo detti, troviamoci in una stanza e vediamo, ma esclusivamente per noi stessi, il tutto con molta naturalezza. I pezzi son venuti fuori così, di getto: scritti, registrati e mixati in un paio di mesi. Ognuno ha portato dentro la sua parte positiva, senza attriti o nostalgia, c’era solo la voglia di ritrovarsi.”
15 anni dopo quanto siete cambiati, anche come persone?
Io sono molto meno pesante e anche gli altri sono generosamente leggeri e divertenti. Abbiamo voluto cambiare il finale di quel film che erano gli Scisma, da dissolvenza in nero a lieto fine; so che questo non è molto rock o trasgressivo ma è una cosa che ci siamo voluti regalare, in maniera anche un po’ egoistica. Woodworm poi ha voluto ristampare i vinili e in concomitanza con questo è venuta fuori l’idea di fare tre o quattro live per ringraziare anche chi ha lavorato con noi e chi ci è sempre stato vicino. È stato veramente speciale e gratificante ritrovarsi.
Mr Newman è quindi una tappa finale? La fine del viaggio degli Scisma?
L’idea è quella, di non pensare al passato o al futuro, ma guardare solo al presente. Noi abbiamo fatto questa cosa senza ambizione se non il ritrovarsi e il suonare insieme. Però non ti so dire se ci sarà un futuro per gli Scisma o se la chiudiamo qui, non ci abbiamo ancora pensato.
Che effetto ti ha fatto tornare sul palco con le stesse persone 15 anni dopo? E ritrovare il pubblico che vi attendeva da tanto tempo?
Da un lato avevamo paura di essere un po’ sempre la stessa cosa: alla fine i colori che usiamo sono quelli perché per noi sono a dir poco congeniti, cromosomici, perciò da un certo punto di vista non è cambiato nulla; quello che è cambiato è soprattutto nelle pause, nelle pause della musica, nella complicità che abbiamo sviluppato.
Si può dire che, paradossalmente, senza vedervi per 15 anni siete più affiatati di allora?
Lo si può dire decisamente, anche perché sai in questi 15 anni ognuno di noi ha cercato se stesso, perciò il trovarsi ognuno nella propria maniera ha risolto un po’ dei pesi che avevamo all’epoca. Dal punto di vista sociologico è stato un esperimento interessante, anche perchè ha avuto a che fare col trovarsi davvero: uguali ma diversi. Le persone sotto il palco, ho notato, avevano grande rispetto per i pezzi, sia quelli nuovi che quelli vecchi, evitando l’effetto karaoke.
A proposito di Mr Newman, qual è il filo conduttore di questi nuovi pezzi?
L’idea c’è. E’ l’ossimoro dell’uomo postmoderno che costruisce macchine per controllare tutto e alla fine è controllato dalle macchine stesse. Se vuoi non è molto diverso dal concetto che c’era dietro “Tungsteno”, che era sì un brano pop ma alla fine parlava di solitudine e multipossibilità, adesso Mr Newman affronta il fatto che la multipossibilità è per tutti, quantomeno nel mondo occidentale ed è foriera di desuetudine al sacro che è in ognuno di noi. “Darling darling” è prettamente collegato a “Tungsteno”, ad esempio, è un crollo nervoso che parla della solitudine nell’impossibilità di vivere il momento presente amandolo.
In questi brani forse, se ricordo bene la nostra ultima chiacchierata, si colgono anche un po’ dei temi che affrontavi in “Earth Hotel”, mi viene in mente “Avenida Silencio” ad esempio. Mi dicevi che ti eri chiuso in solitudine per scrivere.
Sì, lì era proprio per non rompere le scatole a nessuno (ride, ndr). In quel periodo di crisi, in effetti, l’idea che avevo sviluppato era quella di riuscire a discernere ciò che è necessario da ciò che è superfluo, e in Mr Newman c’è anche questo sì.
Cosa ti auguri per il futuro degli Scisma?
Per il futuro spero solo che manterremo questo spirito inconscio, ignaro di bellezza. Di fronte a questa bellezza, mi viene da pensare che tutto possa essere possibile: scrivere dischi che usciranno o non usciranno mai o magari trovarsi soltanto a mangiare insieme. Mi auguro solo che ci sia sempre questa bellissima connessione quasi non parlata, spirituale.
(Alessio Gallorini)