Parliamoci chiaro: i Bachi Da Pietra sono una delle band fondamentali della musica italiana alternativa degli ultimi dieci anni. Sono la band più figa in cui abbiamo mai suonato Bruno Dorella e Giovanni Succi sta meglio a fare il gretto chitarrista dirty rock piuttosto che il reader dal vocione ombroso sentito nel pur pregievolissimo progetto La Morte con Rico degli Uochi Toki.
Detto questo, Necroide esce a dieci anni dal primo e impattante Tornare nella Terra e a pochi mesi dall’EP celebrativo per il traguardo raggiunto dai due. Sulla stessa linea del precedente Quintale, che segnò un netto distacco col passato soffuso e minimale del progetto per dedicarsi ad un più accattivante e di facile ascolto proto-stoner essenziale e sporchissimo con testi finalmente cantabili o almeno immediatamente comprensibili, urlati oserei dire. Il nuovo disco riparte proprio da “Quintale” e la pesantezza dei riff di Succi aumenta, se possibile, sostenuta dai pochi, ma ben assestati colpi dei tamburi di Dorella. Premetto che non mancano le “ballate” nello stile delle bellissime “Dio del Suolo” e “Ma Anche No”, ma a farla da padrone sono senza dubbio le magmatiche distorsioni del chitarrone di Succi. Si parte, dunque, con “Black Metal Il Mio Folk”, che non centra nulla né col black metal né col folk: è semplicemente un ottimo pezzo di baco-rock, dritto e pesante (con un riferimento anche poco velato al sempreverde Neil Young). I toni non cambiano con le successive “Slayer & The Family Stone”, leggermente più ritmata e “pop” e“Fascite Necroide” che ricorda da vicino la tellurica “Coleotteri” di Quintale. “Tarli Mai” è un blues sporco e rancido in puro stile pietroso, anche se sotto tono rispetto al resto del disco. Rimango straniato dalla malriuscita “Apocalinsect” in cui un vocoder rovina la voce di Succi e si perde in riff poco riusciti e poco incisivi. I tre pezzi migliori del lotto sono probabilmente il successivo trio “Virus del Male”, “Feccia Rozza” e “Cofani Funebri”. La prima ha un testo nostalgico, ironico e poetico; la seconda è una feroce fucilata in cui Succi sbraita e ghigna come un vero metallaro; la terza è la “bacollata” per eccellenza: lenta, dilatata e titanica. Il disco si chiude con “Sepolta Viva”, altro rock “classico” in salsa d’insetti e “Danza Macabra”, speedmetal in puro stile Motorhead. Ecco, quindi, giunti alla fine del disco per sentire davvero qualche influenza metal così come preannunciato dal press kit.
A conti fatti Necroide è un bel disco, ma non aggiunge nulla, se non poco alla già quasi perfetta formula trovata col precedente Quintale, vera perla del duo piemontese. Non resta, dunque, che decidere soggettivamente quale sia il migliore dei due dischi ed io sto con quello del 2013.
(Aaron Giazzon)