Mr. Newman è un uomo dallo sguardo sincero, indossa un maglione consumato e sorride sereno alla vita, nudo di preoccupazioni, leggero di bellezza. “È come tornare nella città dove si è vissuto per così tanto tempo. Sembra tutto cambiato. Nelle profondità metropolitane, specialmente durante le notti d’inverno, oppure nell’attesa dei primi pleniluni, non cambia invece nulla. Il medesimo profumo di lenzuola pulite, sapone verginale sugli abissi. Quando si ritorna, è per essere invisibili a se stessi. Perché si è finalmente capaci di sorridere a tutto.” Sono gli stessi Scisma a descrivere così il loro ritorno sulle scene dopo più di un decennio di silenzio, per una delle band più talentuose e innovative delle scena italiana, scioltasi per ”troppo amore”. Uscito il 9 ottobre per la sempre brillante Woodworm, il nuovo ep della band si intitola Mr. Newman e regala sei brani dal sapore ironico e leggiadro, che ne fanno un ep ben calibrato, a metà fra leggerezza e passione creativa.
La band chiuse il proprio percorso con un album unico, Armstrong (del 1999, ndr), l’uomo che ha cancellato la magia della luna, e tornano con Mr. Newman, l’uomo nuovo e postcontemporaneo, che fa della frustazione la propria bandiera. ”Siamo tornati per riprenderci un finale”, ha confessato la band lombarda, quel finale che aveva visto un punto sospeso nel concerto alla Flog del maggio 2003, una festa di lacrime e distacco, un arrivederci sussurrato e onesto, per una band che decide di fermarsi per ”troppo amore”. Ed è quell’amore grandissimo che ha fatto tornare gli Scisma, per se stessi e per le persone che in questo lungo periodo hanno continuato a tenere la loro musica nelle proprie vite. Se c’è un elemento che ha da sempre contraddistinto il lavoro degli Scisma è l’anima, quel sentire l’umano che nessun altra realtà musicale ha saputo tradurre in musica.
“Mr. Newman” ha abbandonato le giacche di pelle scura, i capelli che coprono il volto, e una certa oscurità seppur sensualissima nel muoversi, nel parlare. Mr. Newman oggi sorride, lo fa con i piedi piantati per terra ma sono piedi leggerissimi, alati. Mr. Newman vola nello spazio circostante, si prende gioco della nostra società, ama senza dolore, e, oggi come allora, incanta per quell’eccesso di bellezza e talento che per anni ci è parso irrintracciabile.
Se le sinestesie poetiche e new wave della tracklist ci provocano un senso di surreale convulsione à la Benvegnù, è con la delicatezza soffice di una ballad sfocata e loureediana come ‘‘Neve e resina’‘ che capiamo una volta per tutte che in Italia nessuno può arrivare dove arriva l’anima degli Scisma, un misto di eleganza innata, tensione amorosa e magia onirica. Con la boutade violinistica e vagamente funky di ”Darling darling!” ritroviamo quel gusto teatrale e fisico à la Talking Heads di “Houses in motion”. Non c’è limite spaziale che non si possa attraversare quando ci si abbandona sconsideratamente in questa miriade selvaggia di colori lampeggianti. La ”Musica elementare” delle fasi della vita scandisce il nostro tempo, dentro una società sempre più liquida, come un metronomo umano che si apre magnificamente al pop più alto, quello dei bassi corposi e struggenti dei migliori anni novanta. La creatività non è come l’interruttore della luce che puoi attivare e disattivare quando vuoi. Non è un oggetto tangibile, concreto: è intrinsecamente astratta ed effimera; è possibile tentare di essere chiari e matematici, ma la si può veramente catturare solo quando siamo in grado di cogliere l’animo che vi sta dietro. Gli Scisma no, non smetteranno mai di peccare di creatività: così il revolver di ”Metafisici” si trasforma in una batteria martellante che fa l’amore con le chitarre più sinuose dell’universo intimististico della band. Avete presente le strutture implose di “Armstrong”? Ecco, chiudete gli occhi e indossate quella giacca di pelle ma fatelo col sorriso sulle labbra perché sono finiti i tempi delle buie sottomissioni polverose. È un salto nel vuoto bellissimo e sincero, fidarsi dell’altro mentre si cade in un mondo nuovo, in un sogno infinito. Una corrente sotterranea di tensione naviga alla ricerca di risposte: ‘‘Stelle, stelle, stelle” è la ballata Yorkeiana che si snoda telefonicamente, a una distanza di ben quindici anni dall’ultimo incontro, una confessione con le lacrime alla bocca dello stomaco e l’entusiasmo che trabocca dagli occhi. Non so perché, ma gli Scisma riescono sempre a smuovere qualcosa di atavico, cementificato in fondo alle viscere. Non so cos’è ma vorrei chiamarlo espressionismo sonoro, speranza e clamore. I raggi del sole che saturano la vista fino a un’aurora boreale, fino al silenzio più assoluto, che è là dove c’è più musica.
(È stato bellissimo, grazie)
Mr. Newman rispetta la fila al bar, osserva muoversi gli avventori attorno ai tavolini dell’autogrill, ordina due caffè, due croissant e una bottiglietta di acqua da mezzo litro. La vita scorre, come un carosello. Mr. Newman sorride per primo, perché sa che se esiste davvero un mondo che non finisce mai, quello è il mondo degli Scisma. Comunque sia, questo mondo è per noi.
(Beatrice Pagni)