Torna ad incuriosire veramente – tra pile di dischi prevedibili già dalla copertina – la verve, la penna sghemba, il vezzo stranito, l’ovattata arguzia indagante di Limone, “cantastorie” veneto a mezz’aria che già col precedente Spazio, tempo e circostanze aveva fatto drizzare le antenne alla critica musicale.
Ed effettivamente torna con cose interessanti, Secondo Limone, appunto, dodici “Marcovaldate” fantasticate nella realtà, una poetica dilatata che, unita ai girovaganti ritmi parolai di Gazzè (“Qui lo dico e qui lo nego”, “I cantautori moderni sono morti”), Silvestri (“Uomo con la chitarra”), Bersani (“Se l’amore”) con lontane rimembranze di un Rino Gaetano (“Capotasto”), spiazza e allieta, incanta e ti fa suo a stretto giro.
Storie, accelerazioni, pause pensose, e poi Amanda Knox, Rubik ed il suo cubo, un George Bush bombarolo, l’Ikea dell’automontaggio, un lavoro da Dj che semina dubbi e tanti altri volumi sonori a raccontare tutti insieme, in una tracklist volutamente briosa e malinconica di fondo, cose e mondi che girano intorno, che lasciano in giro fatti e colori, disillusioni e metafore urbane da ascoltare. L’artista Limone “spreme” (mai cosa più appropriata) una creatività elettronico/artigianale che fa differenza in questo underground oramai conformato a quattro stili e ancor meno stimoli, un piccolo artista, un “omino di Folòn” che scrive, canta, suona e regala equilibrismi tra ironia & quotidianità.
(Max Sannella)