John Andrew McFarlane voce/chitarra, Giuseppe De Gregoriis batteria/shakers, Eugenio Pritelli chitarra/cori e Nicolò Fiori contrabbasso – The Rock’N’Roll Kamikazes – oltre che a condividere una filosofia musicale fatta di rock, piccole sclerosi punkyes e quelle stupende improvvisate umorali che scoppiettano come in un campo minato, uniscono due aree, due territori espressivi cioè Italia/Scozia, tanto che l’intero disco My Town è cantato nella lingua di quest’ultima, dieci tracciati elettrici e compulsivi che si sottraggono benissimo a qualsiasi paragone, o almeno con le solite tiritere rock dai retrogusti vintage.
E la tracklist scorre di suo in maniera volitiva e l’ascolto ne raccoglie bramoso ogni dettaglio, qualsiasi particolare “sludgey” ribelle e anticonformista, suono, lotta, armonie e ribellione saldate tra loro da una carica che sa di antico, di polvere vissuta, dimostrazione che verità autoironiche fanno parte del bagaglio di vita di questa bella formazione che sembra – è – capace di prendersi veramente sul serio.
Disco di distorsori e pensieri fitti, miasmi bluesy e un dobro elettrificato che fa numeri, tutti piccoli colpi di genio che entusiasmano ad oltranza; il dinoccolamento sornione di “My Town”, il crooneraggio speed (“Square one”), l’ipnotismo cadenzato alla Salinas (“The man you love”, “Dangerous ground”) o il forte sentore nigger che elegge “Days like these” a cerniera lampo di un lavoro fiammante, fanno di questo registrato il luogo ideale dove abbandonarsi e rincorrere “antiche parole” che affermavano It’s only rock’n’roll… alla faccia!
(Max Sannella)
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