Cominciamo subito col dire che OFLB è l’acronimo di Old Fashioned Lover Boy, e che OFLB è italiano, di Napoli per l’esattezza. Tanto premesso, ci terrei a puntualizzare che in Italia vi è un piccolo contingente di artisti che noi non sappiamo d’avere finché non vengono a dircelo gli altri, e noi, inebetiti, facciamo sempre la figura degli stronzi. Volete un esempio? Son Pascal – Kazakistan, Gianmaria Testa – Francia, Porcelain Raft – USA, Paolo Nutini – UK, Blonde Redhead – worldwide ed ultimo ma non ultimo, signori, Populous, ora osannato e sulla bocca di tutti (se lo merita, ci mancherebbe) ma in pochi sanno che lui è stato il primo italiano messo sotto contratto dalla Morr Music, la madre patria dell’indietronica, nobile tanto quanto i Jennifer Gentle che furono i primi italiani assoldati dalla Sub Pop, Seattle (i Nirvana vi dicono niente?). OFLB è fortemente candidato a far parte di questa schiera, un suono troppo cosmopolita ed emancipato per far credere agli italiani di credere negli italiani, prima o poi qualcuno che viene chissà da dove nel mondo ci parlerà di lui, e noi oggi abbiamo la possibilità di far passare proprio questo qualcuno per stronzo.
Tra acustica e lo-fi, OFLB ridisegna in The Iceberg Theory l’indie che abbiamo potuto apprezzare in Bon Iver per farvi un nome familiare, o il primissimo Justin Vernon nel caso in cui ve ne servisse un altro. Indubbiamente una venatura folk è presente, anzi marcatamente presente, il che è un bene perché davvero OFLB sa quello che fa, è cinico ed intelligente, usa quello che serve solo se è pienamente preparato a farlo, un mantra che ha dell’esemplare. Il filo conduttore qui non è presente, perché non vi è alcun pericolo di perdersi: “The Iceberg Theory” ti prende per mano e ti accompagna per tutta la sua durata in un viaggio introspettivo, munito di valigie piene di emozioni e nostalgia. “Your Song”, la prima traccia, è quanto di più limpido potesse produrre, un chiarissimo messaggio di tutto il potenziale musicale che può esprimere, perché quando una traccia incontra la pelle d’oca, può significare solo due cose: o siete incinta, o quello è davvero un brano ben fatto. “Desolate” e “She Understands” cavalcano la stessa onda, sono un sussurro all’orecchio, sono il ghiaccio bollente che solo uno scenario nordico ed incontaminato possono offrire, di natura differente da “Born Born”, “Barracudas”, “Smile” e “Stay Away”, tracce dal piglio meno introspettivo, più ritmate, con stacchi, incisi, giri più definiti e delineati, con un velato richiamo al Bowie dei pieni anni ’80.
Old Fashioned Lover Boy, o semplicemente OFLB, è un patrimonio, e come tale va tutelato. Abbiamo da lamentarci su tanto, tutto, troppo, una volta ho persino sentito dire che Ariana Grande è la nostra gioconda, solo che a rubarcela sono stati gli americani. Ed è su questa frase che voglio salutarvi, invitandovi nuovamente a riflettere su cosa abbiamo bisogno. Pirandello disse una volta: “Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa”. Old Fashioned Lover Boy signori e signore, OFLB.
(MikeMaister)
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