È stato un po’ difficile districarsi tra sigle, definizioni e concept filosofici della press bio ma durante l’ascolto di queste quattro meravigliose tracce la curiosità sale… chi e come è arrivato a produrre siffatta gioia per l’udito? Perché frequentando ambienti sonori prevalentemente rockettari o elettronici, nel senso più tradizionale del termine, si ha un attimo di sbandamento quando si impatta in maniera così coinvolgente in suoni, per così dire, “alti”, dove la musica si fa compiutamente cultura, nel senso più ampio del termine.
In ambito elettronico di solito la contaminazione e la sperimentazione sono un must, ma arrivare a mescolare sonorità a là Burial con una tromba a là Miles Davis contiene in sé elementi di genialità assoluta, soprattutto laddove il risultato è di assoluto prestigio. Atlas EP nasce dalla collaborazione tra Markus Stockhausen – raffinato trombettista tedesco, figlio del compositore Karlheinz Stockhausen e bambino prodigio – e Martux_m Crew – creativo ensemble animato da Maurizio Martusciello, percussionista e compositore napoletano. Il primo è in grado di spaziare dalla musica contemporanea, al modern jazz alla musica classica senza che il suo strumento perda di intensità o calore; il secondo ha all’attivo collaborazioni con Danilo Rea e Arto Lindsay, tra gli altri, ed opera all’interno del Club Brancaleone di Roma, un laboratorio multifunzionale, in cui la Crew si cimenta con generi musicali tra i più estremi, dalla techno al Nu Jazz – senza dimenticare le attività parallele come sound designer, con creazioni musicali per arte, cinema, teatro e danza.
Forse non è stata casuale questa collaborazione visto che in passato Martux ha prodotto una rivisitazione di “In a Silent Way” proprio di Miles Davis in versione jazz-elettronica – lavoro commissionatogli dalla rivista Musica Jazz – o forse sì, visto che, come recita il comunicato stampa “Tutti i confini sono convenzioni. In attesa di essere superati. Si può superare qualsiasi convenzione, solo se prima si può concepire di poterlo fare… .e so che la separazione è un’illusione. La vita si estende ben oltre i limiti di se stessa…. essere vuol dire essere percepiti. Pertanto conoscere se stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri…. tutto è connesso… La nostra vita non è nostra, da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro (tratta dal film “Cloud Atlas)”.
E allora non resta che abbandonarsi, pensando che la musica è spesso salvifica e, per citare la mai troppo rimpianta rivista satirica “Cuore”, è di certo una delle dieci cose per cui vale la pena vivere. E questo piccolo gioiello ne è la prova assoluta.
(Patrizia Lazzari)
Sito Markus Stokhausen – Sito Martux_M Crew