Sangue calabrese e agitatore nell’area “scenica” bergamasca e non solo, il cantautore Alfonso Surace – in arte Arcane of Souls – esporta il suo estro scapigliato e “popolare” nel nuovo disco Cenerè, nove baldorie energiche e casinare che – come in un gioco di prestigio – shakerano pop, folk, blues, rock’n’roll, stramberie, cotillon e sguaiate verità al cospetto dell’ascoltatore, un calderone di musica coloratissima che va soppesata in ogni suo grammo con il loud a palla.
Un artista – AoS – “grezzo” nel senso di sincerità che si fa godere a prima botta, un “giullare” underground che garantisce una poetica amorevole dentro un disco ottimamente schizoide, una via di mezzo tra un Rino Gaetano (“Gennaro”), e i fragori a grancassa de Il Pan del Diavolo (“Povero me”), una prova discografica che vive al centro dei 70,s con l’immaginario fantastico e la stravaganza viva di chi nel cuore alberga anche specchi di nostalgia come contrappeso.
“Cenerè” è un disco figlio dell’urgenza espressiva, spinge e istiga tremori e riflessioni al pari di balli e rilasci d’anima, cresce, si calma, carica e abbraccia l’orecchio e il cuore con la molla della forte emotività, e potete stare sicuri che una volta fatto girare non potrete fare a meno dello shake beat Tarantiniano di “L’oro in bocca”, guai a perdersi lo stompin’ shuffle di “Lunatico romantico stomp”, “Sintomatico”, per poi stordirsi per qualche minuto nelle evoluzioni psichedeliche di “Opera”, vale a dire quel perdersi armoniosamente a fine corsa, tra bagliori lunari e fughe da tutto. Arcane of Souls = carattere e originalità da vendere.
(Max Sannella)