Sebbene l’anagrafe vi remi contro, e nonostante il tipo di musica “superata”, The Hadron Colliders è la palese dimostrazione di come una passione, se coltivata e creduta, non risente degli effetti del tempo in nessun modo, che sia l’età o il contesto storico. A suo tempo lo dimostrò ampiamente Jack Black in “School of Rock”.
Dicono che suonano la musica che piace a loro, influenzata dai vari The Cure, The Church, The Jesus and Mary Chain, REM, ed io ci aggiungo che non solo quanto detto sopra è vero, ma che addirittura raggiungono un sound talmente credibile, talmente caldo, che non faccio difficoltà a dire che l’atmosfera creata ricorda molto anche Bob Dylan. Measuring the Space between Us All è il nome dell E.P di lancio del quintetto australiano, contiene quattro tracce per una durata complessiva di circa 20 minuti. Forte presenza melodiche, cura nell’arrangiamento finalizzato ad esaltarne voci e cantato, ritmica lineare e tantissimo vintage sono i materiali che abbiamo a disposizione per una sorta di “guida all’ascolto”, necessaria non perché di supporto ad un album complesso, anzi, ma in buona sostanza è mia premura che non si confondi la semplicità con la banalità. In questo E.P. tutto è al suo giusto posto, dalla scelta della tracklist (“Swallows and Amazons” è un’ottima apertura, con “Cherry Blossom Girl” come chiusura) alla scelta melodica, dalla copertina al minutaggio.
Un E.P. che fa felici padri e figli, e per 20 minuti del vostro tempo, penso che valga davvero la pena dare loro una possibilità. Perciò basta leggere questo articolo, andate a chiamare un rockettaro della vecchia guardia e vedete di alzare il volume per favore.
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