Gli Etruschi From Lakota, “toscanacci” doc sulle vie del rock, tornano sulle scene underground con un bel disco, Non Ci Resta Che Ridere, una centrifuga “Zappiana” di rock, sarcasmo, country, anni 70’s pirici, sgambettamenti gospel e blues slabbrato, undici motivi sonanti con licenza di saltare, ballare e ricantare, tracce che “parlano verace” e sciolgono una tecnica d’insieme collaudatissima, in poche parole libertà artistica totale in cui tutto si agita e manomette il termometro della staticità.
Ascoltare la loro musica è un’esperienza confortante, niente di precostituito, ma una cassa di risonanza di stili, intimità, diti puntati e delirio festante, Rino Gaetano (“Erisimo”) come voto d’ispirazione e tanta, ma tanta energia che riesce a sposare realtà e fantasia in un battibaleno. Il quintetto non ci fa mancare nulla durante il loro passaggio stereo, “simpatia d’autore”, teatralità alternativa che spende parole su religione, società, tradizione e quant’altro possa stare nella quadratura del vivere d’intorno, tutto fattori che i EFL amplificano con la misura espressiva dei giullari nomadi o – magari meglio – i Medicine Show che giravano l’America di provincia incantando tutti con i loro unguenti miracolistici ed elisir di lunga vita; si, si ha veramente questa impressione ascoltando la band, band che tra “fischi & lazzi” torna con un disco stupendo, straordinario.
Strani Sly & The Family Stone che si aggirano stazzonati in “Cornflakes”, lo shuffle handly che ritma “Mezzogiorno di grano”, il sudore di un bluegrass apocalittico “V.I.V.O.” o il blues meticciato “Collo rosso”, per non parlare del meraviglioso colpo di coda finale “S.Pietro” che fa salire da coni e casse odori di santerie mistiche, miasmi di alligatori del Mississippi e Chianina da sbranare, sono le anticipazioni di un bardo sonoro da dieci e lode, che brucia tutto e tutti in pochi minuti! Grandi cose in movimento in questi inizio 2015.
(Max Sannella)