A volte – raramente oggi ad essere sinceri allo stato puro – ci si imbatte in uno di quegli album, di questi dischi incisi da perfetti – per il momento – outsiders che folgorano all’istante, un mix di ispirazioni delicate, visioni, grazia e poetica soppalcate da intimità semplice e “viaggiante” che ti lasciano a bocca aperta.Queste parole vengono fuori di getto dopo l’ascolto di From Orlando to Santiago del cantautore torinese Orlando Manfredi – qui con i Duemanosinistra (Stefano Micari, Elvis D’Elia e Andrea “Pacia” Pagliardi), tredici brani e ospiti stupendi per un lavoro immortalato “interiormente” sulla via di Santiago di Compostela, parole, riflessioni, sguardi e tenerezze che scorrono piacevolmente come una boccata d’aria fresca da respirare a pieni polmoni e a cuore aperto.
Voce a tratti soul jazzly ma anche Moltheniana, poi pop, trucioli rock (“Will machine”, con un cameo di Fabrizio Cammarata), swing, ballate, folk, odori Mediterranei e colori variegati sono le quote di una tracklist che unisce formule cantautorati molto personali, lontanissime da instabilità e corrosioni viscerali e molto vicino a quella confidenzialità vissuta che sorprende tanto da tramutare un mero ascolto in una propensione a far girare ancora questo registrato a mò di soundtrack di giornate da costruire.
Manfredi e Duemanosinistra in definitiva sfornano un album che mastica armonia ed emozioni a raffica, prendiamo la ballata agrodolce di “Fulgida stella” con i Fratelli Mancuso, l’esplosione de “La grande migrazione” (feat Matteo De Simone – Nadar Solo) o l’atmosfera clubbing diffusa da “Io e l’ombra” e si ha la perfetta dimensione di un qualcosa scritto e musicato per rimanere in circolo e non per fare sistema momentaneo. Piccola eccellenza!
(Max Sannella)