Cadori – s/t (2014 – Autoprodotto)
Minime informazioni: Giacomo Giunchedi in arte Cadori canta in italiano, i suoni del suo nuovo album uscito a novembre sono una commistione fra un folk contemporaneo ed elettronica. Nove brani, fra cui il primo “Country” terribilmente coinvolgente, sia per l’ironia che per un irresistibile chitarra acustica che ben si sposa ai cori in sottofondo. Una forma intimistica di elettronica, un ambient italiano inaspettato nell’era dell’indie pop su cui ormai si mangia sputa e rimangia. Finalmente qualcosa di inaspettato, finalmente qualcosa di nuovo.
(Chiara Manera)
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The Circle – Life in a motion picture soundtrack (2014 – Hot Studio)
Il debutto dei torinesi Circle sa di brit-pop e post-rock, di armonie melodiche urlate lievemente, miscelate con alchimia consapevole. Il disco uscito nel settembre del 2014 si è fatto subito notare, balzando al secondo posto nella classifica “Alternative” di Itunes e inserendosi così nella top-100 degli album italiani più venduti. Insomma come si suol dire un inizio col botto! L’album ben strutturato gira nel lettore con i tempi giusti alternando un po’ di influenze note: ColdPlay, Oasis e U2 su tutti. Da inserire nella playlist: “Cold in the Desert” – “Green Like soul (part I) – “Trouble”.
(Marco Iannella)
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The Diplomatics – Don’t be scared, here are the DIPLOMATICS (2014 – Indiemood)
Sull’onda del mai sopito revival del “Ramonesound”, i vicentini Diplomatics sono una vera bombetta rock’n’roll. Più veloci e grezzi dei Giuda, i cinque prendono la tradizione rock dei tardi ’70 per spararci in faccia sette pugni senza lasciare nessuno spazio (per fortuna) a ballatine. Non mancano, comunque, episodi più glam come la riuscitissima “Needings” e il rock’n’roll anni ’50 in “Where I Was Born”. Altrettanto bello lo scatto di copertina che non lascia dubbi sugli idoli dei nostri.
(Aaron Giazzon)
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Miss Kenichi – The Trail (2014-Sinnbus)
Non ci si può distrarre neanche per una nota col terzo album di Miss Kenichi: The Trail si assapora senza fretta, col cervello sgombro pronto a lasciarsi catturare da questa sirena berlinese dalla voce caldissima. Uno stordimento sonoro che si insinua velato durante l’ascolto, tra melodie eteree e ritmi sostenuti: “I am, in a sense, old-fashioned” confessa,”I don’t care about being up to date. I want things to have meaning. I search for and am intrigued by stories, music and messages that can last longer than a summer. That’s why this needed to sound ancient, like a memory.” Intesi?
(Beatrice Pagni)
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Babel – Resta un pizzico di delusione nella delusione (2014 – Autoprodotto)
Secondo disco per i lombardi Babel, che sfoderano un album monolitico, dai suoni decisi e ossessivi, a tratti ipnotici; pezzi veloci che sanno farsi incisivi e allo stesso tempo melliflui, testi debordanti che restano in testa, da urlare a squarciagola. Sicuramente si può dire che con questo lavoro questi quattro ragazzi abbiano raggiunto la maturità, trovando il loro stile, che certo riecheggia quello di altre band, ma lo fa con estrema qualità ed intensità. Tra Alice In Chains e Fine Before You Came, ecco spuntare i Babel.
(Alessio Gallorini)
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LaMente – Un Passo indietro (2014 – Garage Records)
Sono di Arezzo, erano due, poi son diventati cinque e hanno costruito mattone dopo mattone questo progetto: LaMente. Sto parlando di Massimiliano Valenti, Damien Salis, Marco Lazzeri, Marco Fanciullini e Manuel Schicchi che insieme hanno creato Un passo indietro esordio di questo nuovo progetto. Il loro è un sound molto anni 80, tradizionale, eppure colto da quella sfumatura di elettronica che ricorda il Battiato contemporaneo, incuriosisce e cattura l’attenzione il primo pezzo ”Adesso so”. Sentiamo la confusione, la disillusione e la necessità di estraniarsi nei testi di Valenti, ne cogliamo l’amarezza che si sposa perfettamente con un suono tendenzialmente folk. Apprezziamo.
(Chiara Manera)
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Guano Padano – Americana (2014-Ponderosa MusicArt/Ipecac/Tannen Records)
Il meglio della letteratura italiana, un’antologia del ’41 curata dal grande Vittorini, che raccoglieva il meglio degli scrittori americani, da Poe a Steimbeck fino a Hemingway, prende nuova vita grazie alle note dei Guano Padano che si sono approcciati alle loro storie con primitivo amore. Fra western, momenti tex mex, echi morriconiani e chitarroni surf passando per il blues delle origini, Americana si smuove l’universo strumentale dei nostri. Un viaggio sotterraneo nell’America proibita -in Italia la raccolta letteraria fu censurata dal regime fascista- su note fumose.
(Beatrice Pagni)
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Mashrooms – Balena (2014 – Wild Love Records)
“Cos’è esattamente Balena?” non può non essere la domanda che viene in mente dopo il primo ascolto di questo disco. I Mashrooms, dall’alto della loro lunga carriera, riescono a creare un personale cosmo nel caotico inserimento di archi, chitarre, cori e quant’altro. I brani ruotano attorno a linee di basso ben accompagnate da batterie incalzanti, che vanno a creare questa sorta di post rock al di fuori dei soliti cliché tipici inglesi. L’ascolto è tutt’altro che semplice, ma fare un tentativo per perdersi tra le spore allucinogene di questa band siciliana può risultare piacevole.
(Roberto Mencarelli)