Future 3 – With and Without (2014 – Morr Music)
Il trio danese Future 3 si ripropone al pubblico internazionale con l’album With and Without dopo ben 13 anni di assenza dalle scene. Musica futuristica che guarda al passato, figlia legittima del kraut di Kraftwerk, con un chiaro ed imprescindibile debito verso quei capostipiti delle sonorità elettropop che rispondono ai nomi di David Bowie e Brian Eno, tuttora presenze onnipervasive per chiunque voglia cimentarsi in qualcosa di sperimentale. “With and Without” contiene dodici composizioni eteree dai retaggi psichedelici, armonie che risuonano fuori dal tempo e disegnano tracce ambient strumentali che si alternano al cantato di Anja T. Lahrmann degli Ice Cream Cathedral. Ci sarà sicuramente chi definirà i Future 3 altro se non venditori di fumo, ma quello che il compositore Erik Satie definirebbe musique d’ameublement rimane un progetto solido, punto d’incastro tra l’algida elettronica e sintetizzatori dal cuore caldo.
(Agatha Orrico)
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Polar For The Masses – #unagiornatadimerda (2014 – Tirreno Dischi)
I p4tm sono usi a tirare sberle, ma #unagiornatadimerda è un cazzotto spappola naso. L’hardcore che già si respirava in Italico esplode qui senza fronzoli, tempestato di invettive vomitate senza troppi giri di parole. Un po’ monocorde, qua e là regala sprazzi di varietà: “Il meccanismo” esce da un “Germi“ sotto steroidi, mentre “Quello che avevi” è noise che sconfina nell’emocore. Scritto per essere mandato a memoria e urlato ai concerti dai fan, il quinto dei p4tm sa di passo interlocutorio, non brutto ma troppo sfocato per essere bello.
(Francesco Morstabilini)
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May Nam – Albatrost (2014 – Autoprodotto)
Da Berlino, il veneto Alessandro, in arte May Nam, confeziona un EP di psichedelia e sperimentazione di quattro tracce dal titolo Albatrost. La musica del nostro è un bricolage di sensazioni, suoni, rumori e melodie sapientemente miscelate che permettono di vivere un’esperienza sonora del tutto nuova e molto intensa. Non c’è qui spazio per distorsioni o feedback, ma soltanto per delicati intrecci tra elettronica, avanguardie e ambient: musica sulfurea per ascoltatori curiosi e dall’animo positivo.
(Aaron Giazzon)
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C’mon Tigre – s/t (2014 – Autoprodotto)
La seduzione del Mediterraneo, un bacino accogliente e magico, che si lascia contaminare dall’anima tribale dell’Africa, magica terra di suoni e profumi. Il colletivo musicale dei C’mon Tigre crea un incanto che profuma di terra rossa fra chitarroni blues, atmosfere esotiche, digressioni di synth e un appiglio viscerale alla world music più pura. appassionata e morbidissima corsa dentro il calore umano di un mondo inventato, desiderato e veloce. un ascolto imprescindibile, fatto di intelligente grazia strumentale, sorprendente magia folk, riti sacri e blues prosciugato.
(Beatrice Pagni)
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Oh! Pears – Wild part of the world (2014 – Autoprodotto)
Non si sforza certo di nascondere i propri riferimenti Corey Duncan, titolare del progetto Oh! Pears, che con questo album d’esordio dichiara tutto il suo amore per il chamber pop più raffinato, quello che va dai Beirut ai Grizzly Bear, passando per i The Divine Comedy di Neil Hannon. Folk e songwriting caldo ed elegante si contaminano così con pennellate di classica, disegnando un’atmosfera da decadente pomeriggio autunnale, che sa tingersi qua e là anche di toni più scuri.
(Federico Anelli)
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The Secret Tape – The Secret Tape 7’’ (2014 – Area Pirata/White Zoo)
Sono sonorità sporche, quelle che propongono i Secret Tape nel loro ultimo EP; brani brevi, semplicità nei testi e giri di chitarra sempre in overdrive rappresentano al meglio lo stile garage punk della band parmigiana, giunta alla sua terza produzione. L’influenza di Smiths, Babyshambles e degli Strokes di Is This It si fa sentire fortemente in questi quattro nuovi brani, due dotati di una bella carica e due mento agitati. Un buon salto di qualità, rispetto ai due precedenti lavori, che porta il gruppo a proporre un disco fresco e sbarazzino.
(Roberto Mencarelli)
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The Step
– Gravity (2014 – Autoprodotto)
L’Ep Gravity, prima incursione musicale di The Step, trasporta in quella tipica atmosfera londinese – il London Eye, Kate Moss che firma autografi da Topshop, un tiepido pomeriggio ad Hyde Park con Oasis e Blur come compagni di merenda. Per i due italiani Stefano Donato e Oliviero Fella, trasferitisi definitivamente nella capitale britannica, sono imprescindibili i riferimenti alla brit-pop generation e le inevitabili recrudescenze beatlesiane. “Gravity” contiene quattro pezzi classici, puliti, nitidi ed un sound fresco e orecchiabile; ballate attualissime (“Something more” e “Gravity”), rifugi melodici per innamorati (“Black Magic”) ed echi lennoniani (“Let it go friends”). Fila via che è un piacere e dispiace duri poco. Terribilmente bravi.
(Agatha Orrico)