Oramai sempre più sul bordo d’entrata del mainstream, gli A Toys Orchestra, svelano il significato reale e sensoriale della loro musica, vale a dire suonare e sonorizzare visione recondite che vanno oltre il futuro, una musica che cambia repentinamente senza mai fermarsi su stilemi lisi e dal sapore rancido, un guardare “oltre” e modificarsi a seconda dell’incondizionalità delle traiettorie disegnate.
Butterfly Effect, è il titolo del nuovo disco della formazione di Agropoli, e con la produzione di Jeremy Glovers (Crystal Castle, Liars), le cose si sono ancor più dilatate, un prodotto di ampio respiro, quell’internazionalità prospettica che guida l’ascoltatore alla scoperta di un “suono” completo, pop rock dalle venature marcatamente British che – nella raggiera di undici brani – si candida certamente per scaldare i freddi mesi invernali a venire e per stringere melodie a cuori in vena di liberatorie. La nuova e vecchia sensibilità degli ATO alligna in ogni angolo rotondo del disco, l’andatura bighellona di “Fall to restart”, gli 80,s che fanno occhiolino dietro “Always I’m wrong” o l’ombrosa tinteggiata murder data a “My heroes are all dead”, già la dicono lunga circa la “rotta” di questa tracklist, un’identità artistica che evolve ogni istante, un “carnalmente differente” che – andando più in là – ha nelle schitarrate acustiche di “Come on get out!”, nelle smerigliate elettriche glammy (“Mary”) e nel volo gassoso e mid-sintetico di “All around the world” un atto di compimento raggiunto, un invito al “grande passo” intrapreso dalla band campana che – quasi come a risvegliarsi dal crudo sogno underground – si trova a maneggiare gli immensi spazi dei piani “più alti” della musica. Davvero invitante.
(Max Sannella)