Allora: innanzitutto determiniamo la prospettiva da cui vedere questo album. È il periodo dell’evoluzione musicale di molti, vuoi per moda, vuoi per mestiere, vuoi perché il mercato musicale è cambiato ma è così: in molti usano la loro abilità per uscire da una settorializzazione del loro prodotto per muoversi verso una musica diversa dal passato ma che permetta loro di sopravvivere in una scena che brucia ogni underground.
I Mastodon non sono più quelli di Remission e Leviathan, ma proseguono, mettendo un punto fermo, il cambiamento iniziato cinque anni fa con Crack the Skye. Once More ‘Round The Sun è immediato. Metal. A tratti puramente metal, di quel metal Americano quasi AOR. Ma fatto bene, tecnicamente ineccepibile, tirato dalla prima all’ultima canzone. Non ci sono ballads in questo disco e la voce, sempre sdoppiata e leggermente in background, lascia spazio a undici cavalcate heavy, disegnate senza tirare in ballo Thor & Co., che puzzano spesso piacevolmente di ‘80s.
Il passato sludge è lontano, ma non rinnegato. Cambi improvvisi e aperture prog sono presenti costantemente a non rendere banale un disco sennò puramente hard, che nulla avrebbe aggiunto alla discografia mondiale. Ed è qui la genialità: ridisegnare uno stile usando a piene mani l’esperienza passata ancora presente nello stomaco, facendola esplodere. Ogni brano un punto fermo, sin dalla opening. Tecnica applicata ad una musicalità diversa, non abbandonando il passato, che è ben riconoscibile, ma non fermandovici.
(Guido Quiller)