Il 17 luglio 2014 pare fossero in 5.000 a festeggiare la reunion dei Bluvertigo al Carroponte di Sesto San Giovanni. La band capitanata da Marco ‘Morgan’ Castoldi (leader, voce e basso) ha dato il via, dopo la parentesi riminese, all’atteso Fast Tour. Sul palco insieme al frontman: Andrea ‘Andy’ Fumagalli (tastiere, sax, voce), Sergio Carnevale (batteria), Livio Magnini (chitarra), l’inaspettato ritorno del primo chitarrista Marco Pancaldi (uscito dalla formazione nel 1996) e le tastiere dell’amico-collega Daniele ‘Mhz’ Dupuis.
Quindici anni dopo lo scioglimento, mai confermato e coinciso col momento di massimo splendore, interrotto solo nel 2008 con il progetto Storytellers, finalmente torna il sound irriverente ed innovativo che ha rivoluzionato la musica degli anni ’90 e spianato la strada al genere alternativo. Dopo soli tre album (Acidi e Basi, Metallo non Metallo e Zero) i Bluvertigo – nome preso dalla celebre pellicola “Vertigo” di Alfred Hitchcock – primo ed unico esempio di glam-pop italiano, si separarono per dare spazio a progetti solisti. Prevedibile dunque il successo di Milano, un viaggio in un passato così maledettamente attuale, che ha visto aggiungersi agli storici supporters nuovi fans – rumors vociferavano circa la presenza di Mika e Joe Bastianich.
Il concerto è da intendersi come retrospettiva della band: era il 1995 quando nell’immobilità della scena nostrana (che vedeva nel rock pulito e senza fronzoli dei Litfiba di Piero Pelù l’unico spiraglio di luce) uscirono due album che cambiarono le sorti della musica italiana: “Germi” degli Afterhours che mise in scena con sonorità tetre e crude tutta l’angoscia esistenziale; e Acidi e basi, opera pop futurista che sancì l’esordio fulminante dei poco più che ventenni Bluvertigo. I 4 milanesi, con i loro coraggiosi esperimenti stilistici, sfornarono brani innovativi che stonavano decisamente con l’atmosfera sobria della discografia italiana di quegli anni; giocavano con il look senza tralasciare i loro riferimenti musicali internazionali (Bowie, Reed, Depeche Mode, U2) . I brani erano intrisi di testi quanto mai originali, nei quali prevaleva l’uso di giochi di parole (vedi LSD che non c’entra nulla con la droga) dell’eccellente Morgan, cantautore egli stesso oltre che estimatore di un cantautorato italiano d’eccellenza che trovava la sua massima espressione in Battiato e De Andrè.
I Bluvertigo furono tra i pochi che, non seguendo un percorso lineare, difesero la loro integrità all’infuori del mercato. Il Morgan ventenne aveva già le idee chiare sui meccanismi della discografia: “L’Italia è piena di nuovi gruppi che copiano le tendenze emergenti inglesi e americane e poi si azzuffano perché si stabilisca a chi appartiene il merito di averle importate per primo: questa non è ricerca, è la versione aggiornata di un qualcosa già esistente (…) Quando abbiamo iniziato la situazione musicale era piuttosto limitante, se non facevamo determinati generi venivamo esclusi, ma noi abbiamo voluto fare la musica da cui provenivamo(…) I discografici pensano che noi possiamo andare al primo posto in classifica con il genere che facciamo, ma non hanno ancora capito che non è così”.
Sono quasi le ventidue quando “Il nucleo” e “Sono=sono” aprono il concerto; l’intro grunge alla “Smells like ten spirit” introduce “Il mio mal di testa”, che cambia pelle in corso d’opera. Si, perchè con i Bluvertigo niente è come sembra: l’inizio di ogni canzone sembra anticipare un genere – rock, grunge, electro, punk – per poi venire stravolto in qualcos’altro, a conferma di una genuina interpretazione della musica come forma mutante di espressione artistica. Energia a fiumi che scalda gli animi, e la magia ritorna, come se invece di 15 anni fossero passati solo 15 minuti. Si prosegue con il rifiuto al conformismo di “L.S.D. la sua dimensione” che sottolinea le superbe doti di Andy al sax e di Livio alla chitarra. Altra traccia da “Acidi e basi” è “Decadenza”, dove Morgan urla: “Siamo ancora in una grande era, siamo liberi di ragionare, di non farci condizionare, di trascendere, di estremizzare”. I nervi si rilassano al suono struggente che ricorda un carillon di “Complicità”, con la splendida “Ideaplatonica” e con la nenia di “Cieli Neri”, a tratti sussurrata e poi rafforzata dal timbro pieno del poliedrico Andy, oltre che dal contributo del pubblico che canta a memoria.
Morgan e Andy. Nucleo della band. In ottima forma, saltano, ridono, si accendono una sigaretta dietro l’altra, si abbracciano a sugellare un’amicizia che evidentemente non si è mai interrotta. Alle loro spalle si amalgamano perfettamente le forti identità di Livio, Sergio e Marco, talentuosi musicisti, che fanno perdonare le piccole imprecisioni stilistiche. Dal fondo del palco il pirata sembra un ragazzino; come un rocker agita il microfono sopra la testa, passa da uno strumento all’altro, si butta tra la folla, lancia in aria il basso… Il live procede con la psichedelia di “Sovrappensiero” e l’intensità di “Troppe emozioni” scritta a due mani con l’eccellente Sergio; e Morgan ammette: “La musica a volte imprime una ferita, e quello è l’unico dolore bello…”. I brani più acclamati sono “Altre forme di vita”, “L’Assenzio” e “La Crisi”. E come non apprezzare l’adrenalina elettronica di “Fuori dal tempo”, che svelava nel video del ’97 tutto il carisma e l’anticonformismo atemporale della giovane formazione? Castoldi, giratosi verso i colleghi, dedica la serata all’amicizia, rafforzando l’idea che tutti noi ci siamo fatti di lui: che la sua dimensione sia non quella della solitudine ma quella del gruppo, compatto e galvanizzato intorno al suo mentore. Il tempo tiranno non concede l’esecuzione di “Iodio”, prevista in scaletta.
È mancato l’ascolto di tracce fondamentali come la dissacrante “L’Eretico” (“E allora basta con giovani porci rossi in faccia, neri in testa, ricchi in tasca – e poi mi dicono che sono l’eretico io l’Epicureo…”) e “Il Dio denaro” (“Il Dio denaro non bada a leggi e a scrupoli, col dio denaro è merce musica e poesia (…) non ho più contatto col mio Dio, sono cieco e l’ateo sono io, a pretenderti e desiderarti e spenderti, ora so che il dio denaro ha vinto Dio… “). Pezzi attualissimi che dovrebbero ancora risuonare in radio, troppo spesso sostituiti dall’assurda campagna denigratoria di critiche e gossip. Un bentornato dunque al laboratorio Bluvertigo che speriamo abbia ancora tanto da dire. Chapeau ragazzi.
(Agatha Orrico)
Foto: Prospettiva Bluvertigo