Un grande cuore di neon blu scintilla sullo sfondo. Mazzi di fiori finti sulle tre aste dei microfoni. Strumenti di un bianco candido allineati. Sul palco del Circolo Magnolia tutto è pronto. Molto pop, molto kitsch. Manca solo la protagonista di questo giovedì sera: Dee Dee Penny e le sue Dum Dum Girls.
I vestiti neri sono inghiottiti dal proiettore e divengono a loro volta schermo. Ms. Penny sfoggia una camicetta trasparente che non lascia nulla all’immaginazione, rossetto scarlatto e capelli corvini. Imbraccia la chitarra spavalda e attacca con “Bedroom Eyes” tratta dal precedente lavoro Only in Dreams. Ritmo accattivante, ritornello facile e immediato, in una parola: pop. Un pop ben fatto che strizza l’occhio all’indie, che ricorda le produzione di artisti blasonati come The Smiths. Le ragazze proseguono con una scaletta che pesca dagli album pubblicati dal 2009 ad oggi senza prediligere la promozione-a-tutti-i-costi dell’ultimo nato Too True. Bisogna aspettare la terza canzone per sentire i riverberi new wave di “In the wake of you” e dopo qualche altro amarcord si approda a due nuovi brani. “Too true to be good” è disillusione e incredulità, troppo vero per essere bello, a cui segue “Are you okay” in cui chitarra e i cembali sottolineano il senso di impotenza “I know just what I’m doing/but what is it that I’m pursuing”. Tema che viene ripreso anche in “Lost boys & girls club” che invece punta tutto sul rintocco regolare della batteria, un avanzare lento ammorbidito dai cori. Dal punto di vista narrativo le DDG usano poche parole, i soggetti sono impersonali, mai specifici e fraintendibili. Si aprono così le interpretazioni, anche se la ragazza predilige le “sventure”, la perdita, il perdersi, la sconfitta. D’altronde diceva un saggio “quando sto bene vivo la mia vita, non scrivo canzoni”.
E se le tematiche sono ricorrenti, le sonorità della band si muovono agilmente nell’ampio spettro del pop sfiorando il surf iniziale, virando su tinte più cupe, sfoggiando un appiglio più rock su “Rimbaud Eyes” e concludendo il bis con la ballatona “Coming down”. Un perfetto saluto al pubblico, un addio dolceamaro che suggella la fine della serata.
(Amanda Sirtori)
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