Come tutti gli anni con l’arrivo della bella stagione si inizia a sentirsi spossati, stanchi e vogliosi solo di fare la pennichella nel pomeriggio; insomma c’è bisogno de Le Vitamine e quest’anno le portano I Missili, ennesima ottima band che viene dall’Abruzzo, vera e propria fucina di talenti negli ultimi anni (Management del Dolore post-operatorio, Voina Hen, Borghese vi dicono niente?). Il loro album d’esordio è una ventata di fresca brezza estiva, pop al punto giusto, con quegli spruzzi di etnicità che lo rendono poco banale ed estremamente godibile ed originale.
Si tratta di otto pezzi in cui i giovani lancianesi raccontano le proprie allucinazioni, i propri sogni, le proprie idiosincrasie. In “Fossili”, all’ombra di una chitarra acustica e di un ritmo filastrocchesco, prendono vita i dinosauri e le domeniche mattine da studenti delle medie, mentre la successiva “Ci vorrebbe un coltello” regala ritmi ballabili anni ’60, che strizzano l’occhio anche a un certo sound à la Tre Allegri Ragazzi Morti mentre il testo racconta di quanto sia difficile difendersi (o nascondersi) dall’amore. “Dio Romano” si muove su una linea melodica estremamente accattivante ed ha tutte le potenzialità del singolo radiofonico, con la batteria ficcante che disegna un ritmo divertente, che invita ad ancheggiare, grazie anche all’apporto delle chitarre. La successiva “Fotoricordo” è invece guidata da un arpeggio di chitarra acustica su cui si inseriscono dinamiche quasi hawaiane: pop vacanziero di qualità, che si lascia fischiettare piacevolmente. Arriva anche il momento da pezzo al falò sulla spiaggia, con un brano dai richiami africaneggianti come “Una grande tribù”; i richiami etnici e filastroccheschi proseguono con “Se vai”, brano quanto mai vacanziero ma con un retrogusto malinconico (“Se vai di giorno, in un attimo mi perdo, ma se vuoi stai un’ora in più con me”). “A bastonate” è il pezzo più carico dell’album, un brano che rimane in testa in cui non resta altro che “seguire il beat”. Chiusura con la title track “Le vitamine”, il brano a mio avviso più riuscito del disco, dolce, con quel velo di malinconia per qualcosa che non tornerà più, come l’adolescenza e quelle scelte che non puoi più cambiare: delle piccole guerre interiori che hai già combattuto e, a volte, perso.
I Missili ci regalano una bella dose di vitamine, con un primo disco originale ed estremamente azzeccato, che conferma come in Abruzzo a fare musica siano parecchio bravi. Ora non resta che scoprire da cosa dipende e accaparrarselo tutti.
(Alessio Gallorini)