Mp3, e magari pure in streaming su Bandcamp, o vinile. Una delle ultime pubblicazioni promosse dalla Soft Power Records, etichetta scozzese, si muove proprio su questa linea. Protagoniste di questa operazione sono due gruppi che si dividono un LP. Il lato A è per The Wharves, trio femminile proveniente da Londra, il lato B invece è ad opera di The Rosy Crucifixion di Glasgow. Due sound complementari che ricordano i gloriosi anni Sessanta: una punta di psichedelia, bassi corposi e sensuali, ritmiche movimentate che strizzano un occhio alla voglia innata di ognuno (sì anche tu che non lo ammetterai mai) di ballare.
Le Wharves aprono il disco con “Thyck Syrup” dove sfoggiano un gusto per il suono vintage con voci stratificate e armonie tipicamente 60s. Cifre identificative di tutte le composizioni contenute in questo LP. Con varie declinazioni e ritmi il suono è sofisticato e pacato come in “Past Life 1887″, delicata canzone chitarra e voci. Il ritmo si scalda con “Unhand me” e la intro conturbante di “Motif”, la batteria è in primo piano, soprattutto le percussioni e i piatti che vengono sfruttati per creare un avvolgente e straniante coperta sonora. Solenni ed epiche, intime e sbarazzine (come in “Woodchip”), le tre londinesi chiudono la sessione con l’orientaleggiante e lisergica “Deepwater Horizon”. The Wharves dimostrano con queste cinque canzoni come ispirarsi ad un sound retrò non significhi essere meri revivalisti. Girando il vinile, o almeno immaginandoci nell’atto di sfiorare il disco fisico cercando di non impiastricciarlo con le dita, parte il giro di chitarra ossessivo e ipnotico di “Do you right”. The Rosy Crucifixion hanno un sound solido e corrosivo, le sferzate di chitarra si amalgamano con la voce suadente della cantante, un po’ come accade nella trilogia di Henry Miller da cui i tre prendono nome. Le linee di basso sono prepotenti, in “Lose yourself” si materializzano all’interno di un ritmo surf 60s dei riverberi country, innesti di teatralità si percepiscono in “Sinners”, brano in cui la vocalità si fa più seducente. Il trio propone un tipo di musica dalle forti immagini, come se emergesse da un libro pop-up. Senti “Hot in your head” e l’incedere della sezione ritmica materializza un balletto, la camminata provocante di una diva del cinema muto. Gli anni Trenta, gli anni in cui Miller respirava e si ispirava. Un immaginario che i RC hanno reso proprio sin dalla copertina, una vecchia fotografia color seppia, un serpente avvolto sul busto di una danzatrice seminuda. Questo è anche il tipo di musica che farebbe impazzire Tarantino, una canzone come “Mr. Zaiden” con la sua batteria possessiva e la chitarra killer potrebbe rientrare nell’immaginario di Kill Bill.
Se il lato A è più atmosferico, il lato B dei glasvegiani è decisamente più sanguigno e carnale. Come si diceva all’inizio i due sound si completano, anche se il lato B del nostro vinile sicuramente è un po’ più consumato.
(Amanda Sirtori)
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