Sono viscere bollenti quelle che emergono dai corpi dilaniati di una storia senza luce, domata dal buiore più tetro. In una Los Angeles senza anima, si muovono sordidi esseri bestiali dai desideri più impuri, mostri della mente che vivono dentro incubi sanguinolenti. E poi c’è lui, il capo delle visioni allucinate, il creatore di un caos molesto. Jamie Stewart, cervello e voce del progetto Xiu Xiu, nato nel 2002 e protagonista di numerosi cambiamenti di formazione. Dopo Always (2012) e Nina (una collezione di cover dell’icona jazz Nina Simone), gli Xiu Xiu -la cui formazione attuale comprende Coralee McElroy e il batterista Ches Smith– tornano alle stampe con un nuovo disco, Angel Guts: Red Classroom uscito lo scorso 4 febbraio per la Polyvynil.
Il titolo dell’opera è ripreso da un film erotico giapponese del 1975 e come affermato dagli stessi creatori in un comunicato stampa altro non è che “l’inizio della discesa di Xiu Xiu dal grigiore, nella più profonda oscurità sopportabile, è il suono della morte di Xiu Xiu. I temi sono: la questione-razziale, sesso, doppio suicidio, doppia penetrazione, criminalità, la paura del dolore, e non è adatto per i deboli di cuore. Ma quando il cuore ha smesso di battere, resta solo l’anima da portare avanti“. Insomma leggerezza e romanticismo. Ma non potevamo certo aspettarci niente di pacato dal mago dell’ansia sintetica e delle percussioni dissonanti. Uno che ha scritto con empatia e umanità di violenza domestica, molestie ai bambini, omofobia, guerra in Iraq, problemi mentali, idee suicide, disturbi alimentari, tossicodipendenza e altre problematiche. Chiedo scusa se ne ho dimenticata qualcuna ma confrontarsi con il mondo degli Xiu Xiu è ogni volta una catarsi profonda, e chi ascolta può decidere se lasciarsi coinvolgere fra i vicoli ciechi di Stewart o vivere con distacco i sotterranei psichici di un uomo pesto nell’anima. Io solitamente finisco per scegliere la prima via, uscendone con qualche livido mentale. Ma è il bello di viaggiare su un bus sgangherato che non sai mai dove potrebbe portarti. E stavolta Stewart decide di condurmi in un inferno avvelenato, a giocare con i suoi demoni in mezzo a ossessioni dark wave e industrial. Trasferitosi a Los Angeles -in uno dei quartieri più malfamati e pericolosi della città- il nostro Jamie si è lasciato aiutare dal producer John Congleton (uno che ha lavorato con artisti del calibro di David Byrne, Swans, St. Vincent, e Micah P. Hinson).
Anticipato da “Stupid In The Dark”, singolo pubblicato nel novembre scorso, “Angel Guts:Red Classroom” è un regno di devastazioni e languide perversioni sonore, un dipinto scioccante di esorcismi psicotici e assassini nevrastenici. I sintetizzatori strepitano, i brividi ballano sul filo teso del fiato di Stewart in un lirismo tragico e stridente. La gloria isterica di Stewart si apre con un intro strumentale, ”Angel guts”, episodio ben riuscito di cubismo sonoro che lascia spazio alle geometrie più electro di ”Archie’s fades” guidate dalla macabra vocalità di Stewart. C’è una sorta di aplomb psicotico nei beat martellanti di ‘‘Stupid in the dark” il cui coro si fa crescente fino alla vacuità turbolenta che si scatena nella burrasca di ”Lawrence liquors”, anch’essa mitragliata da un corettino asfittico. È malsano e torbido il groove di ”Black dick”, mentre una spoglia ”New life immigration” scorre vitrea nelle vene ingrossate di Stewart. Cigola la sua voce aliena in ”Adult friends”, riportando echi industrial in ”The silver platter” e ”A knife in the sun”. Nella giungla malata degli Xiu Xiu trova posto anche la tristezza calypso di ”Bitter melon”, in un tentativo di profonda dolcezza. Il travaglio presentato con ‘‘Cinthya’s unisex” raggiunge vette horror degne dei migliori Suicide. Odio tutti tranne te, sussulta Stewart al culmine della sua disperazione vertiginosa in un tentativo esangue di canzone d’amore. In dirittura d’arrivo troviamo ”Botanica de Los Angeles”, un po’ Joy Division, un po’ M83, un po’ Coil. E che forse possiamo annoverare fra le canzoni più calde di sempre nella produzione degli Xiu Xiu. Il cerchio infernale viene chiuso da ”Red Classroom”, outro strumentale siderurgico che tracima il collasso emotivo.
Germi new wave, urla perniciose, tumulti indemoniati: la ricetta di questo “Angel Guts: Red Classroom” porta a un riflesso sanguinoso nella vita artistica di Stewart il cui dono più grande in quanto cantautore non è più il coraggio, e neanche la totale mancanza di vergogna, piuttosto la sua capacità di esprimere una fedeltà molto tradizionale alla musica pop nel contesto di alcuni paesaggi sonori terrificanti, alla stregua dell’ascolto umano. Ne esce un candore brutale irrisolto, un genio paranoico che si ispira alle bruttezze di una vita fatta di sconforto, ansia e follia. Un delirio di synth analogici, drum machine e scarnificazioni infernali, questo è il nuovo figlio degli Xiu Xiu, una dichiarazione di tristezza e paura, un documentario sugli aspetti peggiori dell’esistenza umana. Ma anche un gradito ritorno alle origini -soprattutto nella seconda metà dell’album-, un ascolto che rende esausti, in una sorta di suicidio melodrammatico, inquietante ed incorporeo.
(Beatrice Pagni)