Se partiamo dal chiedere chi sono gli Obits magari la maggior parte di noi potrebbe chiedersi da dove salti fuori questo combo di quarantenni che giocano a fare i rockers, se però diciamo che il leader della band è un certo Rick Froberg e che ha suonato duro nella cult-bad Drive Like Jehu allora ci sentiamo sicuri nell’addentrarci nelle note di Bed & Bugs, nuovo disco della band.
È doveroso premettere che della band d’origine di Froberg c’è ben poco se non un’attitudine rumorista d’innegabile fascino. Come genere però siamo nel pien del revival garage/psych/lo-fi, che imperversa ormai un decennio senza possibilità di liberarsene. Poco male, dato che il prodotto degli Obits è tra le cose più oneste che mi siano passate per le orecchie in questo periodo. Insomma i ragazzi hanno capito di non possedere più l’urgenza creativa, l’energia distruttiva e l’euforia punk di un tempo e si dedicano ad eseguire un compito precisamente sporco come ce lo aspettiamo e profondamente sicuro nel suo incedere incendiario, ma indolente. Come tutti i nostri zietti rock anche questi qua vogliono farci sentire che ce le possono ancora suonare e quindi partono forte con pezzi punk-garage come “Taste The Diff” e “It’s Sick”, ma l’energia cala in fretta ed eccoci propinati un trittico di pezzi insulsi e suonati senza la dovuta convinzione: esempio lampante l’anacrostica e insipida cover strumentale “Besetchet”, pezzo di una sconosciuta band etiope (ora sappiamo perché sono rimasti sconosciuti), che ricorda un pochino i nostri Guano Padano, ma senza arte né parte. Siccome, però, di rock dobbiamo masticarne ancora tanto per poter dare per bolliti gli Obits eccoci recapitato direttamente nelle cervella il singolo “Operation Bikini”, schizzatissimo garage nevrotico con una struttura spezzata e disorientante, accompagnato da un video psichedelico che consiglio a tutti di vedere. Le tracce successive sono un continuo sali scendi d’energia fino allo psichedelico finale affidato a “Machines” e “Double Jeopardy”.
A conti fatti, “Bed & Bugs” è un’onesta prova da parte di musicisti che hanno poco da dimostrare, ma che hanno ancora voglia di farsi qualche bella suonata. Il fatto che escano su Sub Pop è indice di una discreta paracullagine, ma insomma non sono qui per fare il moralizzatore.
(Aaron Giazzon)