Sulla scia del filone sixties alla Arctic Monkeys arrivano all’esordio i veneziani Homesick Suni & The Red Shades con il loro album Cheerleaders & Quarterbacks, un “prototipo” di musica per “cazzoni” da bar che perdono tempo a discutere chi fosse meglio tra Bob Dylan e Neil Young mentre ci si annaffia di Campari e prosecco.
Gli Homesick Suni sono così, si prendono alla leggera per poter fare quello che fanno per puro divertimento ma sono stati comunque in grado di inserire qua e là almeno una manciata di brani che meritano un po’ di attenzione. L’inizio non è dei migliori con quelle “Down There Tonight” e “Hanna Shalom” che senza infamia nè lode si lasciano scivolare di dosso per una sonorità ritrita e poco incisiva però si fanno subito perdonare con la fresca e poppeggiante “244”, la voce è così scanzonata e pur se di struttura semplice e un po’ ripetitiva il ritmo incalzante non può far altro che entrarti in testa e strapparti un sorriso. Da qui i tre veneziani sembrano aver trovato la formula giusta, quando sacrificano un rock polveroso a favore dei giochi di melodie alla Real Estate ottengono il risultato migliore sembrando quasi seri facendo lo stesso effetto dell’amico che da dieci anni si veste sempre di merda e che una sera te lo ritrovi con una camicia, è il caso di “Orange Love” e il suo improbabile sentimentalismo un po’ sghembo.
A circa metà disco inciampano in una inutile rincorsa verso gli Zen Circus con “Underground Sun” ma gli Homesick Suni sanno cambiare rotta facilmente quasi fregandosene di un “filo comune” con le canzoni (ma forse è proprio così, se ne fottono allegramente) e te li trovi in una quasi psichedelica “A Perfect Stranger” con tanto di hammond. Ormai “la festicciola” sta per finire e rimane giusto qualche pezzo assieme a qualche amico che ha bevuto troppo e si crogiola nei divanetti, è la volta di “Mountain Song” che si alterna alla sua iniziale morbidezza con accelerate sporche in stile lo-fi e “Zoot Suit” che rende omaggio, forse senza volerlo, a Lou Reed ed è un piacevole ricordo dando dimostrazione di usare la voce in modo versatile distaccandosi dalla normale forma canzone. “Wild” chiude il giro senza aggiungere nulla di che ma si rimane comunque soddisfatti da questo primo album che riesce a fregiarsi a modo suo di una certa internazionalità; Homesick Suni & The Red Shades sono Matteo, William e Michelangelo e “Cheerleaders & Quarterbacks” ha quell’odore vintage dei sedili in finta pelle di una Fiat 127 mentre la discussione su Dylan e Young non ha portato a nessuna conclusione ma questa è un’altra storia.
(Andrea Tamburini)