Il Pop-rock può fare storcere il naso a chi vuole fare il colto, ma quando si tratta questa materia fresca e incandescente è meglio raddrizzare il naso ed osservarla per quello che è, ovvero la volontà di disegnare un cerchio. Una band pop-rock punta il compasso al centro del mondo e si rivolge a tutti, punta lontano, punta alla gloria. Stanno disegnando un cerchio, non rompete con tendenze, controtendenze, minimalismi ed eccessi. Shhh!
Quattro abili ventenni, Chitarra/Basso/Tastiera/Batteria, qualche saggio intervento elettronico ed ecco comparire già La Direzione, il primo album degli Entropia. Luca, Lorenzo, Giovanni e Matteo hanno undici canzoni per sfuggire al dilagante disordine generale. Serve un bel songwriting fresco e fluente che illumini di nuovo i fatti di tutti (“…amai trite parole che non uno osava.” Umberto Saba). Lo hanno. Servono gli Arctic Monkeys, i Bluvertigo, i Ministri, i Franz Ferdinand, gli Stereophonics, i Modà, i Negramaro. Li sanno. Servono brani forti e chiari, dei singoloni. Li hanno. Serve che il videoclip del primo singolo “La Direzione” venga passato in heavy rotation da MTV. Fatto. Questi musicisti sono cresciuti anche con i Negrita, i quali, nella song spacca-radio “Sereno”, sembrano portare a spasso i loro nuovi fratellini con una cabrio americana, in lungo e in largo per le lande rocckettare dei loro videoclip. “Io vivo in bilico /malato cronico /di quell’ estetica /a cui non credo”. “Credici” è un super-singolone, raggiunge quel tipo di intensità che si immagina propria dei Modà. La voce di Luca scuote lunghi fili di perle di sillabe, gli servono metriche disperate per tagliare questo fortissimo vento in faccia. Sembra che ci siano i Baustelle a vegliare sul lirismo di questo brano (ed anche su interi blocchi di altre songs), i quali hanno evidentemente davvero fatto bene ai giovani. “tutte quelle stupide manie che le persone hanno sempre in testa”. “Adefobia” è la prima ballata, che diventa presto grossa e pestata, le lunghe vocali disperate finiscono sotto una pioggia di martellate di rock d’autore, scagliate contro il diario di Hello Kitty o la Moleskine di qualcunA. Altra bella ballad per piatto crash è “Il Giorno per Dirti Addio” ” la notte era di ghiaccio/e lo ero anch’io”, che fa venire in mente Moltheni. La più grossa però è “Ricado In Lei”, il brano che chiude il disco. In questa song gli Entropia passano a prendere i Negramaro, poi tutti insieme vanno remagi a suonare alla porta dei Verdena, portando in dono una paffuta busta di droga. Oppure basterà qualche grolla in compagnia e molte paglie, l’obiettivo è attenuare il dolore. Per appartenere a “L’ Elite” “aprite un circolo gay “, ma a parte questo, se i Jonas Brothers o i One Direction avessero pezzi come “Buscarse La Vida” (“non sopporto più la mia età “) spaccherebbero di più. È una perfetta radio hit.
Una vera band pop-rock sa farsi veicolo della “protesta sociale”. Servono “La Legge dell’Oro” e “S.P.A.” per chiarire che attualmente la società presenta brutte pieghe, e noi viviamo accartocciati e dormienti. Ma quando è passata l’idea che la vita deve essere per forza almeno un po’ disumana? ” Avanti il prossimo /… /le faremo sapere “.
Gli Entropia dichiarano su Facebook di adottare la “politica dei sentimenti”, un chiaro invito a votare davvero, usando solo il cuore, destinandolo a ben più elevate urne. Il debutto degli Entropia è un gran bel disco di giovane e scaltro pop-rock, pronto per girare il paese rinfrescando le playlist dei canali di punta.
(Emme Stefani)