I veneti Zabrisky sono una band che certamente non cambierà il corso della storia underground tricolore, ma sicuramente ci si potrebbero avvicinare a larghe falcate – per dirla in termini calcistici – accorciando la distanza che ne delimita gli steccati o meglio le miliarità che ne tratteggiano le forme virtuali; non lo diciamo per chissà quale manifestazione miracolante circa innovazione o scoperta del loro modo di essere musicisti, ma per quella perfetta sintesi di indie-pop rock cangiante e mestiere affabulatore che ad ogni loro ritorno sulle scene fa secco cuore e orecchio.
Peter, Nick and the Lads è la nuova “contaminazione sonica” (precisamente la quinta) che i nostri sfornano in una sempre rinnovata forma di indipendenza che si riflette direttamente sui piaceri uditivi di massa; melodia, refrain killer e istant-hook radiofonici a confezionare come sempre un prodotto musicale di grande effetto e avvolgente come un ponce caldo in una serata d’inverno, tracce che ti si agganciano allo spirito e te lo guidano per una manciata di ore su immaginazioni di periferie inglesi o scampagnate in bicicletta controvento. Registrato da Giovanni Ferrario, il disco è un insieme di diverse cose, un momento agrodolce rappreso in cinque tracce che tra chitarre eccitate il giusto, echi e riverberi alla Iggy Pop tranquillo (“Deep blue eyes”) ed il valore aggiunto di una dimostrazione accessibile al loro “essere grandi” senza darlo ad intendere, scivola con gentilezza sognante lungo brani immaginifici e “diversamente” leggeri.
Il pop è predominante nella sua bella e scorrevole forza, coinciso e sprizzante al momento giusto, specie se ascoltato col volume a palla e senza – da parte della band – nessuna fretta espressiva a guastarne le mire, è una ventata di bella musica che, nella Carnaby Street floreale (“Not so new to me”), tra le onde surfing (“From geese to sea”), la spennatina beatnik e field (“It could happen then”) e il guizzo elettrico e ombroso che circola indisturbato nel gioiellino di fondo “Syrens”, disegna per tutto il suo raggio d’azione un senso, un sorriso e ancora una memorabile prova di bontà sonante. Delizioso, per amanti (non gelosi) del “chi ci sa fare e gli riesce stramaledettamente bene”!
(Max Sannella)