Nel 1999 Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez portarono sullo schermo un film realizzato con quattro soldi, tre attori non professionisti, un’idea basata su un mockumentary che ancora oggi a guardarlo mette i brividi e che negli anni successivi ha fatto sia tanto proselitismo che altrettanto abusivismo cinematografico (il genere finto-documentario horror, appunto). La pellicola in questione è The Blair Witch Project e non tutti sanno che aveva anche una splendida colonna sonora “da paura” contenente brani di Lydia Lunch, PIL, Skinny Puppy, Bauhaus, The Creature e molti altri. Questo per dire che se nel ’99 Phantom Love avesse fatto uscire Crave For Lust Ep con molta probabilità Josh, uno dei tre protagonisti, avrebbe inserito uno dei tre brani nella cassettina/soundtrack ritrovata assieme all’auto ai bordi del bosco.
Dentro il moniker Phantom Love è racchiusa l’essenza di Valentina Fanigliulo, già nota ad alcuni sotto il nome di Mushy, la quale dopo il debutto su Mannequin Records si è spostata dalle parti della ZeroKilled Music (tra gli artisti della label americana compaiono Tying Tiffany e Costanza, quest’ultima partner musicale in diversi album di Tricky) confezionando un mini album basato su un elettronica dai respiri angoscianti, una dark wave dilatata nello spazio, una continua sospensione onirica fatta di voci riverberate che si aggirano come spettri tra gli alberi, perse in una foresta nebbiosa dove anche l’artwork della copertina ci mette del suo, mentre le tastiere ricreano una coltre densa e ipnotica. Dopo ripetuti ascolti dell’album i contorni della tua visuale iniziano a sfocarsi per poi perdere definitivamente consistenza, un leggero senso di disagio ti si appiccica alla schiena grazie all’utilizzo del pensiero kraut ossessivo applicato alle macchine digitali.
Ecco, in una delle scene del film sopracitato, mentre i tre ragazzi spaventati da qualcosa o qualcuno che si nasconde nel bosco fuggono terrorizzati separandosi l’uno dagli altri, ecco in quel momento io farei partire i quindici minuti di “Crave For Lust”. Un disco da ascoltare a occhi chiusi perché a tenerli aperti non sai cosa ti apparirà davanti o peggio ancora alle spalle. Ai più temerari consiglio l’ascolto notturno, magari proprio in un luogo isolato e mortalmente affascinante come quel bosco di Burkittsville.
(Antonio Capone)