Spesso penso a Mark Linkous, e mi viene un magone allo stomaco. Ho sempre pensato di non poter più rivivere la delicatezza dei toni degli Sparklehorse, poi scopro gli Ancient History, una giovane band di Brooklyn e sono catturata da un vortice di emozioni. Tracks, è il loro primo album.
Raramente mi innamoro di un gruppo e di un album già dal primo ascolto, come è successo con la prima traccia “Four-Leafed”; chiudo gli occhi e mi lascio trasportare in luoghi incantati, sicuramente c’è l’influenza degli Other Lives. Proseguendo per la seconda traccia “Hands are for holding drinks”, le note simulano in maniera perfetta il battito cardiaco; vi ritroverete con il cuore a mille. “At the Rose Hotel”, è uno dei brani più malinconici di “Tracks” insieme alla traccia “Clover honey”, forse il brano più bello di tutti; invece “Subway dream”, si rifà un po’ allo stile dei National, mentre “Quiet nights in noisy neighborhoods”, è il brano più suggestivo: rappresenta la purezza dell’alt-folk americano, di cui si fa portavoce l’album. Il romanticismo del gruppo, lo ritroviamo tutto nella sesta traccia, “She gave you the keys”, una dolcissima ballata d’amore. Tutta la magia di “Tracks”, è racchiusa nella penultima traccia “I know it’s late”; mentre l’ultimo brano “Oh yeah”, ripercorre un po’ tutto il cantautorato folk americano e ci riporta sulle note di Elliott Smith.
Undici brani da ascoltare tutto d’un fiato, un piccolo capolavoro di una band emergente: il talento degli Ancient History sicuramente non resterà inosservato.
(Ylenia Pepe)