Un urlo si alza tra le fronde dell’Appennino Tosco-Romagnolo, un urlo elettrico e strozzato mid-anarchico e riottoso che fa compagine ed echo ad un affresco eliocentrico d’autore e ad una rocambolesca verve officiante crestata mai estinta; loro sono le Visioni Di Cody, quintetto appunto di questo appennino che, non si fanno mancare nulla, il loro “Dio Cinghiale” non è una bestemmia orrida, ma un inno, una giaculatoria, un’ode all’animale per eccellenza “selvatico”, battagliero e a suo modo “combattente per la sua libertà inafferrabile” e forza ispiratrice di questo Appennino Libero, terzo step discografico di questa formazione senza peli sulla lingua e molti malumori da mettere in piazza.
Società, disoccupazione, dolori di pancia e voglia frenetica di “sistemare” l’intero soqquadro di questa quotidianità, sono le chiavi d’accesso a queste sei tracce, a questa eccitazione popolare che cresce man mano che il disco spurga le sue stupende ed imprevedibili sentenze con la sostanza abrasiva di un punkyes accusatorio, sincero e genuino; brani con la tensione della verità in bocca, chitarre lancinanti e foriere di urgenza espressiva, combact (“Ritorneranno”) o il ringhio corale che vorrebbe stramare coi denti il pullover di Kashmir di Marchionne (“Il Manifesto”), tutte cose che risuonano nell’aria d’agitazione della tracklist come una bombarda piazzaiola di idee e festosi diti puntati contro. Si un disco che senza lasciare nulla di intentato, fa ballare incazzati e con la coscienza dilatata contro, pogo e rossi di sera si alternano in un sussulto continuato, liberatorio e col cuore gonfio di giustizia, tracce grezze quanto vogliamo ma di quella grettezza invidiabile e scatenante a suon di rock e idee vere, il sospiro di un sogno componibile (“Augias”), le dinamiche esistenziali (“Cane cammina con me”), un basso che batte cassa sulla disoccupazione dilagante (“Tanto ti riassumono”) o la sciatteria del non sapere e delle malelingue che abitano gli angoli fisici dietro e davanti di noi (“Becamort”), disegnano le traiettorie focose delle liriche delle Visioni Di Cody che, diametralmente all’opposto di quelle forgiate dal romanzo sperimentale e metafisico di Jack Kerouac, mettono a fuoco e “fiamme” l’ipocrisia sfavillante di tanti, molti, sfaceli. Quando un “Dio Cinghiale” ci vuole necessariamente!
(Max Sannella)