Torna l’emo di quello che attizza l’attenzione, torna l’emo di quello in cui credere per rivoltarsi indietro e riabbracciare i Novanta in tutti i loro linguaggi appassionati e math; a riproporcelo in pompa magna sono gli inglesi Crash Of Rhinos, il quintetto di Derby che con Knots vogliono subissare il successo di “Distal” del 2011, e la preoccupazione principale che era quella di non poterla spuntare su un disco primario esplosivo, svanisce all’istante all’incedere di queste undici tracce, un potente rimando ai tempi alterni dell’emo-rock di grana, quello delle gole arrossate e dei sentimenti frastagliati a dovere.
Lo score del disco è un lavoro in puro stile, tutto gli ingredienti al loro posto d’ordinanza, una miscela compatta ed unita di post-hardcore mitigata da melodismi affannosi e curati che dichiarano una sana pulsione all’emotività, a quell’espressionismo accorato proprio del genere e che i COR maneggiano splendidamente con consumata energia e stratificata elegia elettrica; con sparuti rimandi alle intemperie di marca Mineral, American Football e visionarietà liricali che guardano negli occhi i Modest Mouse, il quintetto smuove un ascolto pieno e forsennato, il giusto peso di una concretezza sonora che dispiega ora sofisticate, ora dirette suggestioni che è difficile non bypassarle anche attraverso il cuore molto prima che nella testa.
Gli inglesi hanno raffinato il loro tiro, hanno messo una leggera sordina ai loro originari istinti rock e si sono immersi anima e corpo nel perfezionamento del loro motore sonico, e possiamo anche dire onestamente che una certa “qualifica”, una certa gradazione superiore gli si può conferire in lode, e le loro introspezioni diventato vere e proprie attitudini a piacere, basta ascoltare l’allucinazione compressa di “Opener”, le vene gonfie di “Interiors”, “Speed of ocean greyhounds”, il multistrato corale “Luck has a name” o il ritaglio di calma strumentale “The reason I took so long” per percepire che si è davanti a un signor disco e ad una band più che degna di rappresentare – in questo nuovo frangente e in questo rinfuocato stilistico – un mondo ed un’articolata goccia di sano e perennemente “addolorato” di ematicità futurista. Azzeccatissimo!
(Max Sannella)