Dunque, abbiamo un nome che brancola nella mia zona di interesse, ossia la Toscana. Hilo è il progetto solista di Antonio Canestri, che dopo aver militato per anni in gruppi come Mickey Kills Sushi e Maraiton parte intorno al biennio 2010-2012, ed è evidente che quando metto tante informazioni su un progetto, implica necessariamente che o mi fa schifo o lo amo alla follia. Suspance.
Abbiamo di fronte un Ep di quattro canzoni, Not a city, not a name EP di un artista che proviene da una realtà che non si rispecchia pienamente nel nuovo progetto appena realizzato, qui c’è una corrente indie folk che fa sorridere chi ascolta, e fa sorridere me, che ormai non ero più abituata ad ascoltare una chitarra acustica ed un basso allo stesso tempo e nella stessa canzone. Anzi, quasi mi commuovo perchè Hilo sperimenta si, ma ritorna ad un suono così piacevolmente pulito da scorrere nelle orecchie e davanti agli occhi mentre li ascolti. “Blaze” è il primo brano, non si parla di movimento ma si parla di “scorrere” come già accennato, mentre ascolto sono rilassata e vengo completamente conquistata dalla tromba de l’ex “L’orso” Davide Lelli, la voce strascicata e volutamente sporca di Canestri si fonde bene nell’insieme, si stiracchia in questi brani, ed è perfetta, ma il perchè lo devo spiegare dopo. “December” arriva per seconda, e la mia impressione proprio si cristallizza, come avevo precedentemente accennato (due secondi prima, ma dirlo così dà un effetto più intellettuale) la voce di Canestri si amalgama bene con la sua annoiata verve dal fascino un po’ british a questi brani che entrano di diritto nel lettore mp3 di chiunque abbia da fare un qualsiasi viaggio, che si tratti di un tragitto di due minuti per andare dal tabaccaio, o da quello un po’ più lungo verso la fuga dalla città, che si tratti di qualsiasi motivo, i brani di “Not a city, not a name ep” sono scanditi dal movimento di ruote, rotaie, eliche, piedi o nastri trasportatori. Come ho già detto, perchè si sa che adoro ripetermi, scorrono.
“An Actor” e “By now” concludono la breve parentesi, che mostra di essere troppo breve per esprimere qualcosa di maggior impatto, ci vogliono più brani, è indiscutibile, ma Hilo conferma di essere l’emblema della freschezza e della genuinità di un movimento non solo circoscrivibile a livello nazionale, ma, thanks God, internazionale. E allora go, Hilo, go, e per la cronaca, si, amo alla follia.
(Chiara Manera)
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