I Marvin sono un trio di Montpellier, attivo dal 2003 e sinceramente convinto che il math rock possa ancora dire tanto nel panorama della musica contemporanea. Escono, quindi, con il nuovo disco, Barry, per l’attenta etichetta d’oltralpe Africantape già al lavoro con David Yow, Eletric Eletric, Aucan e Three Second Kiss.
Il suono dei Marvin è moderno, roccioso, secco e molto potente, soprattuto grazie al grandissimo lavoro del batterista Greg. Le tastiere costruiscono quella che potrebbe essere una possibile linea vocale, ma invece di una voce ci arrivano solo gelide note sintetiche. Alla chitarra, infine, è affidato un ruolo quasi prettamente ritmico, se non in alcuni casi in cui alcuni temi sono affidati alla sei corde. Quest’ultima soluzione toglie un po’ di freschezza al progetto, senza però intaccarne la potenza espressiva. L’esperienza sonora proposta dai francesi potrebbe essere accostata ad una colonna sonora di una rissa in un ambiente urbano contemporaneo. I pezzi risultano essere dei temi ripetuti con soluzioni più o meno brillanti. L’album, infatti, stenta un poco a decollare e gli episodi migliori si registrano dalla quarta traccia in poi, senza più perdere un colpo. “As Noisy As Possible” è il pezzo più immediato e più forte del disco grazie anche ad una linea vocale “tradizionale”, che aggiunge spessore alla prova del combo piuttosto che snaturarne la baldanza. L’album si chiude con “Jey Ferson”: un pezzo lungo, potente e più free nella struttura, facendo, così scoprire il lato più selvaggio e indomito dei tre.
“Barry” è, in sostanza, un disco coerente moderno ed originale, senza lati derivativi, ma troppo affezionato ad una formula collaudata ed efficace, ma insufficiente a fare di questo disco un grande disco.
(Aaron Giazzon)